Doctor Strange, la recensione del film

Siamo andati a vedere Doctor Strange, il nuovo film dei Marvel Studios con cui debutta lo Stregone Supremo di Benedict Cumberbatch

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Siamo riusciti a vederlo poco prima di calare verso Lucca. Ci ha convinti questo Doctor Strange cinematografico di Scott Derrickson? Sì, che lo ha fatto, e senza grande sforzo, dato che a nostro avviso si tratta non del più bel film Marvel, ma di quello girato meglio. Quindi grandi applausi al regista che viene dall'horror che ha saputo sottolineare diversi momenti con idee di messa in scena e movimenti di macchina semplici, ma estremamente efficaci.

Doctor Strange LocandinaNon solo idee semplici, però, anche alcune parecchio complesse arricchiscono questo film che spinge forte - in alcune sue fasi - sullo spettacolo visivo, dando vita a sequenze psichedeliche che ci hanno davvero impressionato, pur senza ricordarci particolarmente quel che hanno partorito disegnatori mitici che si sono occupati dello Stregone Supremo in passato. Già, perché lo Stephen Strange interpretato da Benedict Cumberbatch ci tiene, durante la vicenda, a ribadire di essere un dottore, ma in realtà penso sappiate che si tratta di uno stregone. Le sue origini sono raccontate in maniera piuttosto fedele a quelle originali del 1963, firmate da Steve Ditko, e il personaggio è sostanzialmente lo stesso chirurgo di talento fuori scala che, a seguito di un incidente, perde l'uso delle mani e si scopre altrettanto dotato nelle arti mistiche, nel suo percorso ossessivo di ricerca della guarigione.

Come molti di voi sapranno, la più grande libertà che i Marvel Studios si sono presi in questo caso riguarda l'Antico, il mago che addestra Strange e lo rende l'eroe dell'occulto, custode della Terra. Non un uomo e non un asiatico, bensì una donna, caucasica: Tilda Swinton. Al di là delle polemiche e delle accuse di white washing, una scelta di casting che abbiamo apprezzato, non solo per la convinzione dell'attrice, ma anche per la ben nota natura androgina del suo aspetto. L'Antico è un personaggio sospeso, custode del crocevia tra i mondi, un essere quasi a metà tra materiale e spirituale, e la Swinton è esteticamente perfetta per rappresentare un'entità del genere.

Così come l'interpretazione di Cumberbatch, non a sorpresa, si traduce in un'incarnazione pregevole di Strange. Ironico, supponente, terribilmente brillante, non può non ricordarci almeno in parte lo Sherlock televisivo, ma è ben lontano dall'esserne la copia carbone. Strange non è genio e sregolatezza, non è un sociopatico, il suo cinismo non è informato da una personalità bizzarra. Piuttosto è una maschera che nasconde freddezza e fragilità, un monumento all'ostinazione nel seguire la propria strada che non scompare all'atto del ravvedersi del personaggio, ma cambia e trova uno scopo e un fine.

Applausi per il modo in cui sono stati ritratti i mondi che Strange visita nel corso della sua avventura, sia quelli distanti e allucinati che quelli più legati alla Terra. La dimensione specchio, ad esempio - intravista nei trailer del film - permette agli stregoni di giocare con lo spazio e deformarlo in maniera estremamente suggestiva, è protagonista di scene davvero spettacolari. Vi risparmiamo commenti sul momento cinematografico che forse rimane più impresso di tutti: la scoperta del multiverso da parte di Stephen. Preparatevi a un vero e proprio viaggio per immagini che, soprattutto se vedrete il film in IMAX, vi sorprenderà non poco.

Coinvolgente, incentrato sul personaggio, dotato di ironia non fastidiosa, lineare nel tracciare il cammino dell'eroe che, in maniera classicissima, si trova coinvolto dagli eventi e incapace di fuggirli, il film ci regala, in una sceneggiatura composta e funzionale, un finale che ci è piaciuto moltissimo. Uno dei grandi rischi di Strange, che qui gode di una forma di magia fortunatamente ridimensionata rispetto alle storie di un tempo, più fisica e combattente e in qualche modo simile a quella dell'attuale incarnazione fumettistica del personaggio, è sempre quella dell'effetto deus ex machina. L'incantesimo giusto al momento giusto risolve, per ragioni oscure, lo scontro con l'avversario di turno. Non questa volta, dato che l'idea di sceneggiatura risolutiva è sottile e intelligente, perfettamente posizionata.

Difetti? Si parlava di cattivi. Mads Mikkelsen, stregone ribelle e deluso che decide di votarsi al male, fa il suo con competenza, ma non emerge. Meglio, almeno visivamente, chi sta dietro di lui e tira in qualche modo le sue fila. I fan di vecchia data di Dottor Strange immagineranno facilmente quale avversario classico possa aprire le danze, certamente destinato a ripresentarsi. Bellissimo a vedersi, ma ancora non pienamente personaggio. Continua la maledizione Marvel che produce cattivi non memorabili, escluso il solito Loki.

Ad ogni modo, promozione a pieni voti, per questo lungometraggio che, chissà, forse ci presenta il successore di Tony Stark come sostanziale leader del Marvel Cinematic Universe: un uomo di grande successo e dall'ego spropositato che diventa paladino della giustizia. Robert Downey Junior invecchia ed è sulla pista dal 2008. Cumberbatch è uno dei volti più riconoscibili del grande e del piccolo schermo. Non sarebbe un brutto passaggio di testimone.

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