Doctor Aphra #1, la recensione

La nuova incarnazione editoriale di Doctor Aphra prende il meglio dalla precedente e abbraccia le meta-origini archeologiche della sua protagonista

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Doctor Aphra #1, anteprima 01

Che il creatore della Dottoressa Aphra, lo sceneggiatore inglese Kieron Gillen, si sia ispirato a Indiana Jones per il suo personaggio starwarsiano non è un mistero: gli ammiccamenti, le citazioni e le situazioni parallele non mancano mai, e gli stessi ambienti in cui si muovono la sfuggente archeologa e i suoi improbabili alleati sono debitori di molto al mito dell’avventuriero con frusta e cappello: templi, artefatti, università, giungle e un onnipresente squadrone di Imperiali pronto a guastare la festa a un’eroina – via, diciamo protagonista – perennemente nei guai.

Consapevole del DNA che definisce il personaggio, la scrittrice della nuova serie, Alyssa Wong, fa la cosa giusta: smette di girarci intorno e abbraccia quegli archetipi fino in fondo, allestendo quella che promette di essere una vera e propria pellicola spielberghiana a fumetti, usando la formula e gli ingredienti più classici.

Una rapida carrellata degli eventi, dei personaggi e delle trame presentati in questo numero dà l’impressione di trovarsi di fronte a un’antologia dei grandi classici dell’avventura Abbiamo la caccia al tesoro iniziale, vale a dire gli Anelli di Vaale, misteriosi artefatti dal grande valore economico e accademico, e a quanto pare anche soprannaturale, in grado di donare grande fortuna e gloria al possessore, ma naturalmente anche afflitti, almeno stando alle voci, da una maledizione.

Abbiamo la protagonista, la stessa Aphra, che accetta di cimentarsi nell’impresa, ma a modo suo, quindi fuori dai canali ufficiali e applicando metodi poco ortodossi.

Doctor Aphra #1, anteprima 02

Abbiamo il raduno della squadra che la accompagnerà nell’impresa, e a ogni membro del team viene concessa qualche pagina per definirne motivazioni, carattere, idiosincrasie e difetti. Tutti i membri della squadra di Aphra sono archetipali, dal giovane avventuriero affascinante e privo di scrupoli che entra in squadra just for the money all’entusiasta e idealistica ricercatrice universitaria che partecipa per la cultura e per gli ideali.

Questo non dovrebbe sorprenderci più di tanto - Star Wars gioca da sempre con gli archetipi della narrativa pulp - ma stavolta la presentazione dei nuovi personaggi avviene in modo pulito, lineare e convincente, al punto che il lettore si sente a sua volta parte della squadra e impaziente di partire all’avventura. Impresa meno scontata del previsto se pensiamo che soltanto pochi mesi fa, in circostanze estremamente simili, il numero #1 di Bounty Hunters ci presentava una partenza confusa, frammentaria e meno godibile di quando ci si aspettasse.

L’ultimo tassello che manca prima di poter partire all’avventura, naturalmente, è l’entrata in scena degli antagonisti. La Wong recupera un’altra vecchia gloria della prima serie Marvel, la famiglia Tagge (i lettori più attempati o accaniti noteranno perfino un riferimento alla Domina Tagge delle storie di Archie Goodwin e Carmine Infantino). Nel nuovo canone, costoro sembrano debitori nelle fattezze e nei comportamenti a un’altra famosa famiglia della narrativa fantastica, i Malfoy, di cui condividono la ricchezza, l’arroganza e la totale mancanza di scrupoli. Vale doppio per l’antagonista principale, Ronen Tagge, frutto dell’incrocio genetico tra il Draco della suddetta famiglia e l’inossidabile Belloq, immagine speculare e contraria dell’Indiana Jones progenitore di tutta la storia.

In sintesi, la Wong gioca con pezzi, volti, ruoli e situazioni impresse nell’immaginario collettivo, ma riesce nel non facile compito di fornire un risultato fresco, nuovo e divertente usando elementi che nuovi non sono. Parte del merito va sicuramente alla protagonista, che nonostante tutti i cliché di cui possa essere attorniata, è garanzia che le cose non andranno mai come ci si aspetta, e parte va all’ambientazione, perché l’esperienza di vivere un film di Indiana Jones ambientato nell’universo di Star Wars ancora non l’avevamo mai vissuta appieno.

Doctor Aphra #1, anteprima 03

Si presenta preparata alla prova anche la disegnatrice Marika Cresta, a suo agio soprattutto sul cast dei nuovi personaggi (risulta evidente l’appassionato lavoro di studio su ognuno di essi). Espressivi nel “recitare” e visivamente caratterizzati in modo coerente con il loro ruolo e il loro carattere. Proprio come la sceneggiatrice, anche la disegnatrice “pesca” stili e riferimenti visivi qua e là mescolandoli in un insieme fresco ed energico che si combina ottimamente con lo stile della storia.

In conclusione: fatta salva la clausola tipica dei numeri #1, vale a dire che sarà necessario scoprire quando e come le buone premesse iniziali fioriranno a dovere, la nuova serie di Aphra prende il meglio di quanto poteva ereditare da quella vecchia, abbraccia le meta-origini archeologiche della protagonista e promette un’avventura divertente, movimentata e non troppo cupa, nella migliore tradizione dello Star Wars più vintage.

Sono numerose le offerte che il 2020 starwarsiano a fumetti mette sul piatto, ma se dovessimo giudicare dai soli numeri #1, la nuova serie di Doctor Aphra è quella su cui punteremmo e che si candida a essere forse la migliore.

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