DK – L'altro Diabolik, la recensione
Abbiamo recensito per voi DK – L'altro Diabolik, di Mario Gomboli, Tito Faraci e Giuseppe Palumbo
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Presentato in anteprima all'ultima edizione di Lucca Comics & Games, DK – L'altro Diabolik è uscito in fumetteria e libreria lo scorso 13 novembre; frutto della collaborazione tra Astorina e Oscar Ink, si tratta di un sontuoso cartonato di oltre 470 pagine, impreziosito da una splendida copertina-poster di Matteo Buffagni.
Con questa storia, i responsabili del progetto Mario Gomboli e Tito Faraci, insieme a uno straordinario Giuseppe Palumbo ai disegni, cesellano il tassello che conclude quello che possiamo definire a tutti gli effetti il primo ciclo della saga, e introduce contemporaneamente i presupposti di un nuovo arco narrativo.
I soggetti ideati da Gomboli e sceneggiati da Faraci rispondono al ritmo e alla sequenzialità battente del fumetto mainstream, oggi più che mai influenzato dalla regia ficcante del Cinema d'azione. Il colore, curato da Inventario, Enrico Pierpaoli e Andrea Rossetto, aggiunge l'elemento grafico irrinunciabile per un prodotto che punta non solo al nostro mercato ma anche a quello estero.
La sfida è ormai lanciata e questo tomo raccoglie il corposo e saporito atto introduttivo di una serie fresca e molto fruibile, dai contenuti interessanti e convincenti, pronti a garantirle la sperata longevità e l’indispensabile indipendenza da quella tradizionale, da cui ha avuto origine.
In futuro, tuttavia, siamo convinti che per consolidare un successo duraturo e conquistare l'immaginario dei lettori, sia imprescindibile per gli autori affrontare e superare la scelta finora sposata di mantenere il più assoluto anonimato sui comprimari e sul protagonista; adottare per quest'ultimo almeno un soprannome incisivo e d'effetto emanciperebbe lui e il racconto delle sue gesta, liberandolo definitivamente dall'essere solo e semplicemente l'”altro Diabolik”.
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