DK 1: Il morto, Il massacro, La trappola - la recensione

Dopo la presentazione a Lucca Comics & Games 2015, è finalmente arrivato DK 1: lo abbiamo recensito per voi

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dopo lunga attesa è arrivato finalmente nelle nostre mani DK 1, presentato ufficialmente all'ultima Lucca Comics & Games. L'impatto con questo prodotto inconsueto è innanzitutto estetico. L'albo nella sua eleganza presenta una cura non comune nella qualità della copertina, addirittura in due varianti: quella in carta patinata, con splendida raffigurazione a olio di Matteo Buffagni e quella metallizzata, opera di Giuseppe Palumbo, che firma le spettacolari illustrazioni della storia. È uno spillato in perfetto stile USA ma di ben 72 pagine, ovviamente a colori, curati dallo Studio Inventario e dall'artista Enrico Pierpaoli.

Editorialmente parlando, è apparso subito a nostro avviso, come la novità più clamorosa non solo tra quelle presentate alla fiera toscana di quest'anno. Astorina accantona lo storico pocket, spingendosi dove neppure Sergio Bonelli Editore aveva mai osato con il suo pur impressionante rinnovamento: l'adozione di un nuovo formato a supporto di proposte dai contenuti inediti.

Rispetto a Il Grande Diabolik 30, DK 1 offre i primi due capitoli con con l'aggiunta di un prologo in cui viene spiegata l'uccisione di Arthur Donnell. Il morto, Il massacro, La trappola è tuttavia espressione di un lavoro maniacale di rivisitazione e correzione di un progetto. Iniziato con DK: Work in progress, è proseguito con il suddetto speciale Io so chi non sono ed è stato finalizzato in questa miniserie, dove possiamo lodare l'aggiunta di ficcanti doppie splash page (irrimediabilmente castrate in un brossurato) o l'eliminazione dell'abbinamento nome italiano, cognome estero per i personaggi della saga, abitudine conservata nella testata tradizionale.

Se l'impianto grafico è pressoché perfetto, godono invece di ampie possibilità evolutive trame e soggetti. Dk introduce un ladro e un assassino di cui sappiamo poco o nulla. Agisce da solo, preferisce i pugnali alle armi da fuoco e ha una potente jaguar come mezzo. La sue qualità di combattente sono eccezionali, le sue avventure spettacolose. È quasi una leggenda nella città in cui vive; noto come “l'ombra della notte”, solo l'ispettore di polizia è uno dei pochi a credere alla sua esistenza. Tutta la vicenda è avvolta in un alone di mistero, accresciuto dai fantomatici Giustizieri, un'amorale organizzazione segreta votata a eliminare i mali della società.

Mario Gomboli e Tito Faraci delineano con successo un antieroe altro dal Re del Terrore ma che appare ancora troppo legato all'icona da cui è tratto, quasi una sua versione di un'altra Terra del multiverso, per usare un concetto caro ai fan dei comics supereroistici. Il risultato complessivo è molto attuale, con una sceneggiatura briosa, ispirata al ritmo serrato dei film e delle serie TV d'oltreoceano. Non basta. Oggi quando si affronta un fumetto incentrato su “bad boys”, i termini di paragone si chiamano Garth Ennis o Robert Kirkman... Come Diabolik nacque come noir affinandosi non molto dopo come giallo, attenuando le sfumature più buie del suo animo, così ci auguriamo che DK compia il percorso inverso, esaltandole, per stupire e, perché no, scandalizzare oggi come fece ieri, ormai più di cinquant'anni fa, il capolavoro di Angela e Luciana Giussani.

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