Divorzio a Las Vegas, la recensione
Più fluido della media e capace di reinventare i soliti attori o inventarne di nuovi, Divorzio a Las Vegas sa che tipo di film è e lo accetta
Del resto difficilmente Divorzio a Las Vegas potrebbe spacciarsi per altro rispetto a quel che è, cioè la classica commedia italiana contemporanea a medio budget e medie ambizioni, caratterizzata più che altro da due elementi: il suo spunto per l’originalità e i suoi attori per il tono. Giampaolo Morelli infatti garantisce il tono da commedia romantica che si è ben cucito addosso, Ricky Memphis quello più grossolano e crasso. La vera protagonista del film invece, Andrea Delogu, non ha nessuna caratteristica a sé attaccata e il film cerca di crearle un personaggio da zero puntando sulla doppiezza (una parte selvaggia e una inquadrata).
Tuttavia è sorprendente quanto pur muovendosi poco dal suo solito carattere Ricky Memphis sia questa volta davvero ben utilizzato. Ha un ruolo abbastanza convenzionale, è l’amico mollato che si trasferisce a casa del protagonista e inizia a fargli da amico/servo/moglie. Questa collocazione inedita per lui (che non è mai un personaggio attivo ma uno pigro) genera una serie di duetti non male, sia con Morelli che poi con Grazia Schiavo, in quella che appare come una specie di trama secondaria. Come nello schema base delle puntate di I Simpson infatti, all’avventura principale all’estero è affiancata una minore in patria in cui altri personaggi hanno altre questioni in ballo, blandamente legate alle prime.
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