Il genere prima di tutto. Quello di
Divorce, nuovo progetto della HBO in onda dal prossimo ottobre sull'emittente statunitense, è la
dramedy. E si tratta di un approccio stilistico che si impone fin da subito sul tema della serie – facilmente intuibile dal titolo – e sui suoi contenuti: prima di ciò che viene raccontato, emerge l'obiettivo. La storia, ogni storia, può essere commedia o tragedia, o come in questo caso può contenere elementi di entrambe, consegnandoci qualcosa che scivola ora nel grottesco, ora nell'ironico. La scrittura, le caratterizzazioni, le interpretazioni, tutto avviene di conseguenza e si muove nel solco di ciò che viene tracciato nel primo dei sei episodi che abbiamo potuto visionare. Ben presto la serie curata da
Sharon Horgan, che segna l'atteso ritorno di
Sarah Jessica Parker (
Sex & the City) sulla
HBO, scivola verso una placida autosicurezza, che raramente sorprende, ma che al tempo stesso raramente delude.
Il matrimonio di Frances (Sarah Jessica Parker) e Robert (Thomas Haden Church) è ad un binario morto. Non perché sia successo qualcosa di grave – anche se nel corso della storia si scopriranno gli altarini – ma semplicemente perché, soprattutto la prima, è giunta ad un livello di profonda insofferenza verso il marito, le sue piccole manie, perfino i suoi baffoni. Dopo tanti anni si impone quindi un momento di riflessione e confronto. Dopo una scenata a casa dei vicini, questo muro di silenzio carico di frasi non dette viene abbattuto e, titolo della serie alla mano, non è difficile immaginare cosa questo comporterà per i due.
La creatrice Sharon Horgan, inglese come le sue produzioni precedenti, sembra aver portato oltreoceano una
sana dose di cinismo british e tanta voglia di passare al setaccio la retorica delle istituzioni. Il matrimonio, ovviamente, ma anche e soprattutto il divorzio. Nei suoi primi sei episodi, Divorce è una serie che punta molto sulle reazioni, spesso presentandoci la risposta emotiva opposta a quella che potremmo immaginarci. È interessante come un evento a modo suo potenzialmente violento come il divorzio venga prosciugato di qualunque emotività, quantomeno nelle persone anche più strettamente vicine alla coppia: una coppia che a modo suo vorrebbe forse sentirsi coccolata, considerata in questo momento particolare, ma che incontra sulla sua strada una serena accettazione, quando non il disinteresse.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le dramedy (genere che ormai si va sempre più imponendo sulla comedy classica) che trattano con sguardo disilluso la profonda incertezza dei tardi 20 anni, o primi 30 anni, come nel caso di Love o di Girls. Divorce si spinge decisamente più avanti nel tempo, apparentemente restituendoci la fotografia di come si presenterebbero i protagonisti delle dramedy di oggi tra una ventina d'anni. In questo caso il divorzio non è una guerra, è una stanca tregua, e non faremo mai il tifo né per una parte né per l'altra nel gioco del rapporto. Frances e Robert tutto sommato non hanno la maturità dei loro anni, sono persone spesso inadeguate, decisamente insoddisfatte, ma forse più per motivi che andrebbero ricercati in loro stessi piuttosto che nel partner.
In tutto questo la chimica tra Sarah Jessica Parker e Thomas Haden Church (compagno di viaggio di Paul Giamatti in
Sideways) è fantastica. Sono entrambi protagonisti della storia, ognuno con i suoi torti e le sue ragioni, e nessuno dei due prevale mai in scena sull'altro. Come la serie di cui sono protagonisti, sono divertenti e piacevoli, ed è semplice, se non tifare per loro, almeno empatizzare con i loro mille dubbi.
Divorce non è quella serie che vuole sorprendere ad ogni svolta e imporsi come grande evento televisivo (per quello aspettiamo
Westworld), ma una volta entrati nel mood dello show questo può diventare un piacevole accompagnamento.