Divinity II, la recensione

Abbiamo recensito per voi Divinity II, di Kindt, Hairsine, Winn e Baron, pubblicato da Edizioni Star Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Nella corsa per la conquista dello spazio che ha visto Stati Uniti e Russia fronteggiarsi, il pilota russo Abram Adams è riuscito a raggiungere gli angoli più remoti dell’universo, dove è entrato in contatto con un’entità aliena che l’ha trasformato in una divinità. Di come sia tornato sulla Terra e del suo primo incontro con la squadra Unity, dovreste sapere già tutto grazie al primo volume di Divinity, contenente la miniserie realizzata da Matt Kindt (testi), Trevor Hairsine (disegni) e David Baron (colori).

Lo stesso team creativo firma questo Divinity II, un nuovo appuntamento con l'universo narrativo della Valiant presentato in Italia mensilmente da Edizioni Star Comics. Una delle opere che maggiormente aveva colpito chi scrive fa dunque il suo ritorno con una miniserie in quattro parti che apre a scenari inediti: nella sua missione nel vuoto cosmico, Adams non era solo. Ad accompagnarlo, altri due cosmonauti, Valentina “Myshka”Volkov e Kazmir. Con questa sconvolgente rivelazione si apre il secondo capitolo di Divinity, imperniato sul destino dei due personaggi e sulle conseguenze dello scellerato gesto del loro compagno di missione.

Come Abram, anche la giovane donna è orfana, e in tenera età venne cresciuta da un fantomatico “Dottore” a capo del progetto spaziale russo. Scelta per le doti fisiche e il profilo psicologico, Valentina fa della devozione alla Madre Russia il suo punto di forza, la leva che le consente di superare ogni ostacolo. Dopo essere stata abbandonata nello spazio siderale, viene anche lei in contatto con l’entità misteriosa incontrata da Abram. Il suo ritorno sulla Terra, però, è animato da sentimenti diametralmente opposti a quelli del compagno di viaggio: la volontà di fondare una nuova società in cui vivere in pace e armonia viene soppiantata dal desiderio di aiutare a rendere la Russia la prima potenza mondiale.

Partendo dalle origini di questo interessante personaggio, Kindt propone una reazione alternativa a quanto già letto del raggiungimento di uno status quo di onnipotenza. Cosa accadrebbe se un soldato devoto entrasse in possesso di un potere incommensurabile? La risposta è un What If...? in pieno stile Marvel in cui Valentina e Abram si incontrano (e scontrano) in una fuga attraverso lo spazio-tempo; un action thriller dalla matrice fantascientifica fortemente collegato a tematiche politiche e morali, con costanti richiami all'attualità. Un confronto reso alla grande da Kindt, che, se da un lato non perde mai di vista il risvolto umano della vicenda, dall’altro evidenzia la natura sci-fi di questo racconto offrendo un interessante punto di vista sul concetto di viaggio nel tempo.

Divinity II propone un’imponente impalcatura narrativa che trova nelle matite di Hairsine, i colori di Baron e le chine di Ryan Winn uno splendido punto di forza. Lo stile asciutto dell’artista britannico, in particolare la scelta di optare per soluzioni orizzontali, conferisce un taglio cinematografico a tavole caratterizzate da uno storytelling ricco di virtuosismi. Divinity II è un volume da non perdere, un connubio di testi e immagini che dà origine a sequenze potenti e di grande impatto. La solidità della prova delle singole firme coinvolte e una sceneggiatura ancor più incisiva di quella del primo capitolo - che nel finale raggiunge vette di lirismo - rendono senza dubbio questa miniserie uno dei picchi narrativi dell’Universo Valiant.

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