Diva futura, la recensione: pornografia gioiosa che racconta un’epoca passata

Diva futura racconta la rivoluzione dei costumi fatta da Riccardo Schicchi: azzecca il suo protagonista, meno le parti drammatiche

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È incredibile come Diva futura riesca in pochissimi minuti a svolgere il compito più ingombrante: presentarci Riccardo Schicchi (che ha il volto azzeccato di Pietro Castellitto) come un visionario da seguire senza dubbi e con tanta simpatia. L’uomo, fondatore di Diva futura, l’agenzia che ha rivoluzionato l’erotismo italiano scoprendo star come Ilona Staller, Moana Pozzi ed Eva Henger, è un eroe senza macchia. Giulia Louise Steigerwalt non vuole tanto indagare cosa fosse la pornografia sulla fine degli anni ottanta bensì, attraverso di essa, mira a farci fare i conti con il nostro sguardo, la morale e il perbenismo. Serviva quindi un eroe senza macchia: Schicchi, un uomo a cui hanno insegnato sin da piccolo a guardare la bellezza del corpo delle donne, non a possederlo. Tanto ci basta per vederlo come radicalmente opposto a tutti gli altri uomini del film.

Si accetta così, grazie alla brillante sequenza di apertura, un film più divertente che complesso, che ammicca un po’ troppo allo spettatore, con il ritmo e il bilanciamento erotico da pubblico ampio (ci sono molti nudi, ma sono sempre castissimi). Però a Schicchi, alla fine, si riesce a voler bene ed è questo che conta. Insieme a lui alle sue donne. Non è la prima volta che le icone del porno vengono ritratte nei loro desideri non-erotici. Ovvero nelle ambizioni (la politica), nelle sofferenze (non venire prese sul serio) e nella normalità della vita famigliare. Steigerwalt riesce però a incanalare questo discorso nel cuore dell’agenzia. Attraverso queste donne, Diva futura diventa un collettore dei desideri censurati di una nazione. 

Il nemico è chi dice di essere indifferente a quei corpi. Il film lo dimostra attraverso una serie di interviste televisive d’archivio, in cui le attrici si sostituiscono alle reali protagoniste dei filmati. L’effetto in scena non è il massimo, ma la potenza concettuale è fortissima. Le domande nascono dal turbamento evidente e malcelato degli intervistatori. Sono intimoriti e scandalizzati da queste donne che non hanno paura di mostrarsi. Più gli intervistatori cercano di sminuire loro e la loro rivoluzione, provando a mantenere il perbenismo e l’ironia che dovrebbe garantirgli eleganza durante l’intervista, più costoro appaiono volgari e disarmati. 

Così Diva futura è un film solare, divertente, ritmato, un elogio dei corpi e della libertà. Riesce a descrivere bene uno sguardo maschile che può essere alleato delle donne, contro quello predatorio. A tratti anche molto divertente, il film fatica solo quando sceglie di alternare un tono molto più serio. La bizzarria di quel mondo disinibito in una maniera quasi infantile, è razionalizzata da Debora (Barbara Ronchi) la segretaria con aspirazioni da giornalista. Attraverso di lei si attraversa tutta la storia di Diva futura, godendo molto più della sua forza vitale che dei suoi sensi di colpa.

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