District 9 - la recensione

Città del capo, Sudafrica. Gli alieni, arrivati sulla Terra vent'anni prima sono visti malamente dalla popolazione, che decide di trasferirli. Si poteva sperare in un buon B-Movie e invece siamo di fronte a una delle migliori pellicole dell'anno...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloDistrict 9RegiaNeill Blomkamp
Cast
Sharlto Copley, David James, Jason Cope, vanessa Haywood
Uscita25 settembre 2009
La scheda del film

Perché Neill Blomkamp non è italiano? Fosse stato così, oggi avremmo una pellicola magnifica prodotta da Peter Jackson, campione di incassi nel mondo e magari girata nelle periferie di Roma o Milano. Peraltro, la cosa sarebbe stata utile anche per evitare il mio solito pistolotto sulla situazione del nostro cinema, che poi mi costringe a fare paragoni sgradevoli. Tipo: come mai Paesi come Israele, Romania e appunto il Sudafrica (non certo nazioni dalla grande tradizione cinematografica) ultimamente hanno lanciato pellicole importanti viste in tutto il pianeta?

Ma prima che vi addormentiate, diamo a Neill Blomkamp quello che gli spetta. Stiamo parlando di un regista che chiaramente conosce a memoria i film di James Cameron, in particolare il primo Terminator e Aliens 2, che in alcuni casi sembrano venire omaggiati da District 9. Metteteci anche un po' di leggero horror/splatter a tratti (perchè no, magari il primo Peter Jackson, che ha visto decisamente giusto a puntare su questo giovane realizzatore) e qualche tensione inaspettata degna di un Cronenberg anni ottanta (La mosca, per ovvi motivi) e non è difficile capire perché i fan statunitensi lo stiano premiando a tal punto.

Intanto, veniamo al pregio maggiore della pellicola, ossia la grande coerenza e il realismo nel costruire un mondo diverso dal nostro, ma assolutamente credibile. E' una caratteristica che spesso manca a prodotti di questo tipo e che qui invece riesce benissimo grazie a una fusione molto intelligente tra cinema di fiction e finto documentario, in cui però sono presenti anche altre forme di ripresa utili per ogni occasione (come delle telecamere interne di un parcheggio). Il tutto con un montaggio e una fotografia che non sbagliano praticamente un colpo.

L'altro grande merito del film è di costruire un antieroe notevole, grazie a Sharlto Copley (un mezzo sosia di Spike Jonze), che dà vita a un'interpretazione che sarebbe facile sottovalutare e che è invece molto complicata. Abbiamo visto spesso una figura di protagonista che, partendo da basi pessime e deprecabili, in breve tempo passa dalla parte dei 'buoni' senza che ci sia una vera evoluzione credibile. Qui il sentiero percorso è lungo e complicato, peraltro con una scelta dopo più di un'ora che sorprende per il coraggio nel mostrare un tale cinismo.

E tutto questo senza praticamente prendersi mai un attimo di tregua, tanto che è facile ripensare al modello già citato del primo Terminator (che comunque rimane inarrivabile come qualità generali, ma al cui cospetto District 9 se la cava degnamente) per l'enorme tensione che compare in quasi tutte le sequenze, anche quelle più inattese (penso soprattutto agli esperimenti che vediamo dopo una mezz'oretta). E a differenza di pellicole come Cloverfield, credo che questa possa funzionare bene anche a una seconda visione.

Se proprio vogliamo trovare un difetto, un paio di scelte di sceneggiatura lasciano perplessi, a cominciare dalla necessità di far firmare agli alieni l'ordine di sfratto per mandarli via legalmente, cosa che francamente in un simile contesto sembra una preoccupazione inutile. Per quanto riguarda noi italiani, ho la forte impressione che il doppiaggio dei personaggi di colore sia decisamente macchiettistico (non penso che fosse così anche in originale).

Insomma, ci saremmo accontentati di un buon prodotto di intrattenimento, ma District 9 rischia seriamente di essere una delle pellicole preferite dai lettori di Badtaste nel 2009. Sperando di non essere i soli in questo giudizio...

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