Dishonored: La Morte dell’Esterno, non chiamatelo spin-off - Recensione
A caccia di divinità: la recensione di Dishonored: La Morte dell’Esterno
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Le espansioni, oltre ad evidenziare un maggior impegno da parte dei team di sviluppo coinvolti, hanno un altro grande pregio: sono stuzzichini ideali, perfetti antipasti per tutti coloro che, per un motivo o l’altro, non hanno avuto interesse o tempo da dedicare ai capitoli regolari. Grazie ad un prezzo indubbiamente più competitivo, semplici curiosi o fan dell’ultima ora possono salire senza alcun problema sul treno in corsa, rassicurati dal fatto che non è necessario conoscere quanto accaduto in precedenza per godersi quanto offerto da questo genere di contenuti.
Non fa eccezione Dishonored: La Morte dell’Esterno che pur ambientandosi a Karnaca, già teatro delle avventure di Corvo Attano ed Emily Kaldwin, ha come protagonista Billie Lurk, volto già noto ai fan, ma dal passato sufficientemente misterioso da permettere agli sviluppatori di reintrodurne le origini, di rileggere i legami con altri personaggi della saga, di chiarire le motivazioni che l’hanno spinta a riunirsi all’assassino Daud, anch’egli già comparso nel primissimo capitolo della saga, del tutto intenzionato ad uccidere l’Esterno, il misterioso essere che con il suo tocco dona ai prescelti poteri sovrannaturali, ritenuto la causa della dissoluzione del genere umano.
L’intreccio narrativo, lungo tutto il corso dell’epopea, alterna con il giusto equilibrio richiami al passato, utili a deliziare i palati dei fan di vecchia data, a dialoghi e documenti reperiti in giro per le ambientazioni che aiutano i neofiti a orientarsi nel meraviglioso e ricchissimo mondo immaginifico ideato da Arkane Studios.
Sin dal primo capitolo, difatti, Dishonored ha ammaliato i videogiocatori grazie al suo art design, ricercatissimo, e alle numerose tematiche sviluppate sia nella main quest, che nei numerosissimi collezionabili, lettere, libri e giornali in cui ci si poteva imbattere durante lo svolgimento delle missioni. Con un po’ di curiosità e pazienza, era possibile farsi un’idea più precisa delle istituzioni politiche, dei numerosi culti religiosi, della vita che caratterizza l’Impero delle Isole e Karnaca.
Si tratta di un intricato mosaico di nozioni ed eventi storici che anche in Dishonored: La Morte dell’Esterno si costituisce a regola d’arte, dando vita ad uno scenario credibile, vivo, ricco di spunti. Il risultato è che la trama dell’espansione, soprattutto grazie ad un ineccepibile lavoro effettuato in termini di narrazione ambientale, non ha nulla da invidiare ai capitoli regolari.
[caption id="attachment_177460" align="aligncenter" width="2560"] Non c’è uno skill three in quest’espansione. La progressione del personaggio è totalmente affidata agli acquisti, in termini di potenziamenti e migliorie, che potrete effettuare al mercato nero.[/caption]
Visto il diretto coinvolgimento dell’Esterno, inoltre, più che in passato verrà fatta chiarezza circa le intenzioni di quest’ultimo. Nelle fasi finali soprattutto, la produzione ha modo di entrare nel merito, con estrema efficacia, sul tipo di potere che ha toccato Corvo Attano, Daud e, ovviamente, la stessa Billie Lurk.
Nello scambio che le è costato un braccio e un occhio, la nostra ha guadagnato ben tre abilità speciali che, unitamente alle sue capacità da assassina, la rendono una perfetta macchina da guerra, a proprio agio in qualsiasi situazione.
Come in passato il gameplay è perfettamente bipartito, sebbene lo sbilanciamento verso lo stealth, rispetto all’azione indiscriminata, sia evidente. Nei quattro scenari che compongono l’avventura, per una longevità totale di una quindicina di ore se si vogliono completare anche buona parte delle missioni secondarie, si avrà sempre la possibilità di scegliere se affrontare a muso duro le numerose guardie che pattugliano l’area o se raggiungere lo stesso obiettivo senza spargimenti di sangue, optando per un’infiltrazione silenziosa.
Billie Lurk è un portento con la spada. Inoltre, gadget come mine e dardi elettrici le offrono ulteriori appigli strategici molto utili in battaglia. Tuttavia, come i suoi predecessori, non è una grande incassatrice. Un paio di colpi ben assestati sono più che sufficienti per mandarla al tappeto e le sentinelle, una volta allertate, non si fanno scrupoli ad attaccare in gruppo, da ogni lato.
Soprattutto per questo motivo, dopo un paio di game over di troppo, scoprirete i vantaggi di adottare un basso profilo. In questo senso vi torneranno utilissimi i tre poteri a cui accennavamo poco sopra. Dislocazione è una sorta di teletrasporto a corto raggio, utile anche per eliminare gli avversari nel caso decidiate di ricomporvi proprio nella posizione occupata da un altro personaggio. Somiglianza vi permetterà di prendere le sembianze di chiunque riusciate a stordire, ma consumerete potere magico ad ogni passo effettuato. Preveggenza, infine, interrompendo il normale scorrere del tempo, vi permette di esplorare con tutta calma i dintorni, evidenziando oggetti da raccogliere e guardie la cui sagoma diventerà visibile anche al di là degli ostacoli.
A differenza di quanto accade negli altri capitoli della saga, il mana si ricarica automaticamente, senza necessità di sacrificare specifiche ricariche, rendendo il gameplay estremamente più dipendente dall’utilizzo di questi poteri speciali, a tutto vantaggio del ritmo. La Morte dell’Esterno, difatti, si distingue dai capitoli regolari per una velocità d’azione lievemente più alta, oltre che per un livello di difficoltà sin da subito relativamente elevato.
In tutto questo non bisogna naturalmente dimenticarsi del level design, sfaccettato e ricercato in ogni dettaglio. Non c’è mai una sola strada, né un solo modo per raggiungere lo stesso obiettivo. Bisogna aguzzare la vista, sfruttare gli indizi ottenuti esplorando l’area, usare la materia grigia. C’è sempre un condotto nascosto o un modo per evitare di fare vittime, tutto dipende dal videogiocatore, dalla sua intelligenza e capacità di sfruttare l’ambiente a suo vantaggio.
[caption id="attachment_177459" align="aligncenter" width="1280"] L’Esterno è davvero la causa di ogni male? Difficile dirlo, sulle prime. Ma questa espansione vi chiarirà maggiormente il suo ruolo.[/caption]
Dishonored: La Morte dell’Esterno è un’eccellente espansione, ideale sia per i neofiti, che per i fan di vecchia data. Pur non introducendo nulla di realmente nuovo, l’avventura di Billie Lurk rilegge con efficacia alcune feature classiche della serie, incrementando lievemente i ritmi dell’azione.
Impeccabile sotto il profilo del level design, soddisfacente sotto quello narrativo, anche in termini grafici c’è ben poco di cui lamentarsi. Buona anche la longevità, assolutamente in linea con il prezzo a cui l’espansione è in vendita.