Dieter è morto, la recensione

Abbiamo recensito per voi Dieter è morto, opera di Furini, Chemello e Innocente edita da Shockdom

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Dieter è morto, anteprima 01

Dieter è morto è il titolo del quarto volume edito da Shockdom legato all’universo narrativo Timed. Dopo aver familiarizzato con l’ambizioso progetto della casa editrice sulle pagine dell’action thriller Rio 2031, ne abbiamo apprezzato la pluralità di approcci artistici - leggendo Vite di carta e Il canto delle onde - grazie alla quale ogni opera della linea presenta un determinato spaccato di questa particolare realtà.

Partendo da una condizione generale di tensione e di timore che fa da sfondo all'intera operazione, gli autori coinvolti trattano tematiche attuali - come l’integrazione, la diversità o l’odio razziale - rilette attraverso la propria poetica e senza vincoli di sorta. Nello specifico, Dieter è morto offre un’attenta fotografia sul bullismo e sulla preoccupante deriva verso cui si sta dirigendo questo fenomeno.

La vicenda imbastita da Federico Chemello e Maurizio Furini prende il via dopo il suicidio di Dieter, un ragazzino di quattordici anni intelligente, molto riservato, campione regionale di scacchi. La tragica e insensata fine della sua vita, però, non sembra colpire alla stessa maniera la comunità del Liceo Waldorf di Berlino: l’unico realmente interessato a comprendere le motivazioni dietro il gesto estremo è Niklas, un alunno del quinto anno.

Affiancato dall'amica Anneke, e grazie alle sue doti speciali di Timed, il ragazzo inizia a scavare nei segreti custoditi dai corridoi della scuola spingendosi fino al lato più oscuro dell’animo umano, dove cattiveria e vigliaccheria prendono il sopravvento e il branco colpisce il più debole. Dieter aveva una sola colpa: essere uno studente modello, cosa che gli aveva permesso di bruciare le tappe del suo percorso scolastico. In un mondo in cui gli essere dotati di superpoteri sono visti come una razza diversa, e in quanto tale percepiti come una minaccia, Dieter doveva per forza essere uno di loro, e quindi meritava una lezione.

Come i suoi predecessori, Dieter è morto colpisce come un pugno allo stomaco per la profondità delle tematiche affrontate e per la brutalità con la quale vengono messe in scena. Sebbene il razzismo e il bullismo siano stati trattati approfonditamente in tutti i media, Chemello e Furini riescono nella difficile operazione di evitare la contaminazione della loro storia con il qualunquismo, offrendo una sentita lettura di una vicenda dai tratti universali.

Dieter è morto, anteprima 02

Attenti osservatori della contemporaneità, i due scrittori sono abili nel presentare la storia inglobando anche le problematiche connesse al pessimo utilizzo dei social media e dei supporti tecnologici. Dalle pagine di questo fumetto emerge un ritratto agghiacciante di un mondo animato da rabbia, diffidenza e paura immotivate. Di fronte a questa ondata di violenza, ognuno di noi è chiamato ad agire assecondando la propria natura; non vengono proposte soluzioni, né gli autori hanno l’ardire di lanciarsi in un'analisi delle cause scatenanti: basta leggere le intense pagine di Dieter è morto per rendersi conto della gravità della situazione e decidere di intervenire per arrestare questo gioco perverso.

A dare forma allo sviluppo della vicenda, la convincente prova di Agnese Innocente al tavolo da disegno: l'operato della disegnatrice colpisce per il tratto morbido e per la delicatezza delle colorazioni pastello, uniti a uno storytelling fortemente espressivo. Se di primo acchito questa scelta potrebbe far pensare a un approccio semplificato alla narrazione, in realtà è perfettamente funzionale, tanto da creare una dicotomia disarmante con la cattiveria che si annida negli anfratti della storia.

Dieter è morto è un’opera dai contenuti forti nascosti sotto tinte tenui e calde, un fumetto che parla alla coscienza di ognuno di noi e invita ad agire prima che sia troppo tardi: rompere il muro dietro cui ci nascondiamo e tendere la mano a chi è in difficoltà.

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