Die Hart, la recensione

Purtroppo per Hart non c’è niente di peggio di un film comico che non fa ridere neanche per un attimo.

Condividi

La recensione di Die Hart, su Prime Video dal 24 febbraio

Che titolo sprecato Die Hart per un film così brutto e che di divertente citazionismo non ha proprio nulla.

Diretto da Eric Appel, Die Hart è sostanzialmente la versione ridotta della serie omonima con Kevin Hart dove il comedian (nei panni di sé stesso), stanco di fare soltanto ruoli da spalla comica, decide di iscriversi alla scalcinata scuola di star d’azione di Ron Wilcox (John Travolta) per dare una svolta alla sua carriera. Attraverso allenamenti improbabili in cui Hart rischia la vita continuamente, il film vorrebbe quindi prendere in giro la serietà stereotipica dell’action e, insieme, farci ridere della goffaggine con cui Hart si presta a un genere di film che sembrerebbe non appartenergli.

Kevin Hart dovrebbe quindi scherzare e farci ridere quando chiede di essere preso sul serio. Tuttavia nei momenti in cui si dà all’action e in tutta la sua manfrina finale e retorica il film non scherza affatto, e pur nella risata si prende dannatamente sul serio: vuole essere creduto e credibile. Qui, inesorabilmente, crolla tutto il meccanismo comico.

Se allora Die Hart non fa ridere neanche per un attimo non è soltanto per le battute scarse e banali, i tempi comici dilungati, le dinamiche ripetitive… ma perché l’oggetto stesso della sua comicità, ovvero la credibilità di un attore, è continuamente confuso non solo dai personaggi ma anche da chi guarda. Insomma per semplificare, il fatto è che Die Hart vuole essere un film sui confini tra i generi, sul rapporto tra la realtà e la finzione, quando né riesce a fare ridere né si fa prendere sul serio. Praticamente di metacinematografico c’è solo il fatto che Hart interpreti sé stesso, per il resto è a conti fatti una serie infinita di situazioni comiche in cui il comico “vero” insieme a due personaggi invece finzionali (Nathalie Emmanuel e John Travolta non interpretano loro stessi) si presta a fare qualcosa che non gli appartiene. 

Di citazionista o ammiccante Die Hart non ha proprio nulla, se non il fare qua e là nomi di attori e registi che nell’action ci lavorano veramente o storpiarne altri (ancora confondendo realtà e finzione). E così i generici stereotipi che il film prende in giro, buttati fuori dalla porta fanno il giro e rientrano dal retro, rendendo Die Hart stesso uno stereotipo, una macchietta involontaria di sé stesso. L’unica cosa divertente, infatti, è una gag ricorrente totalmente no-sense per cui Hart ha paura degli scoiattoli e questi continuano ad apparirgli qua e là a sorpresa. Ma la comicità è data proprio dal non avere alcun senso, dall’essere gratuita. E, purtroppo per Hart, non c’è niente di peggio di un film comico che non fa ridere neanche per un attimo.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Die Hart? Scrivetelo nei commenti!

Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!

Continua a leggere su BadTaste