Die hard - Vivere o morire

Torna l'agente John McCLane, alle prese questa volta con dei criminali informatici. Molta noia e banalità, ma almeno una scena stracult...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloDie hard - Vivere o morireRegiaLen WisemanCast

Bruce Willis, Timothy Olyphant, Justin Long, Maggie Q, Mary Elizabeth Winstead, Kevin Smith

Uscita26 ottobre 2007

Di fronte all'ennesimo sequel di una serie data per finita (l'ultimo capitolo, d'altronde, risale a ben 12 anni fa) è innegabile che ci sia un certo scetticismo di partenza. Alla fine del film, si può essere soddisfatti per averci 'preso', ma sicuramente non per quello visto sullo schermo.
In effetti, a differenza di molta critica americana, non ritengo che questo quarto capitolo di Die Hard possa neanche essere considerato un innocuo divertimento, di quelli, per interderci, perfetti accoppiati alla frittatona di cipolle, la birra ghiacciata e il rutto libero.

Il fatto è che tutti quelli coinvolti nell'iniziativa sembrano non voler rischiare nulla e il risultato si vede chiaramente in una pellicola scialba, inutilmente fracassona e scontatissima. D'altronde, i cambiamenti fatti rispetto al passato si sentono decisamente. Che John McTiernan sia su un altro pianeta rispetto a Len Wiseman (per fortuna la Fox non lo ha scelto come regista di Wolverine) era scontato, ma il bello è che le pecche di regia si vedono tutte. Infatti, questo quarto episodio come trama non è certo molto diverso da quelli di McTiernan, il primo (capolavoro del genere) e il terzo (non eccezionale, ma decisamente gradevole). E allora? E allora significa che le capacità di mantenere la tensione e di creare una storia avvincente di Wiseman non sono proprio eccelse.

E anche sulle scelte del cast è il caso di parlarne. Se nel terzo episodio Bruce Willis era accoppiato a Samuel L. Jackson e si scontrava con Jeremy Irons (duo che funzionava benissimo nei rispettivi ruoli), qui vengono sostituiti da Justin Long e Timothy Olyphant. Ora, non è tanto la differenza di classe nel passaggio (che comunque c'è), quanto la precisa scelta commerciale di abbassare l'età media dei protagonisti per rivolgersi al pubblico giovanile (che, evidentemente, se non vede un ventenne non si identifica e non va al cinema). Purtroppo, anche Bruce Willis (complice uno script inetto, che gli fornisce delle battute quasi sempre mosce) non è in palla, anzi la noia e la stanchezza che dovrebbe emergere dal più popolare personaggio sadomaso del cinema americano, sembra invece proprio quella del protagonista.

Insomma, una pellicola molto noiosa, tranne in un'incredibile sequenza di 5 minuti che coinvolge un autotreno e un jet. Si tratta di una delle più folli e demenziali sequenze mai viste in una pellicola d'azione, ma è talmente 'oltre' (roba che in confronto Michael Bay è un neorealista) da essere stracult.


Per tirare le somme, l'auspicio sarebbe quello di terminare qui la saga. Ma considerando i quasi 400 milioni di dollari ottenuti nel mondo, purtroppo non ne sarei troppo sicuro...

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