Diario di New York, la recensione
Abbiamo recensito per voi Diario di New York, opera di Peter Kuper edita da Tunué
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perché la città è il riflesso di tante storie – Renzo Piano
In Diario di New York, il bambino è Peter, di nove anni: per la prima volta nella sua vita, lascia Cleveland per andare visitare la Grande Mela. Giunto nella metropoli, viene travolto da un mare di rumori e persone che popolano le strade. Tra il bimbo e l’organismo fatto di strade, grattacieli, ponti e venditori ambulanti di hot dog scatta subito il colpo di fulmine che lo spingerà, poco più che diciannovenne, a trasferirsi nella città che non dorme mai per viverci e realizzare il suo sogno: diventare un fumettista.
Oltre duecento pagine – presentate in Italia da Tunué in un bel cartonato con copertina telata – in cui sono raccolte storie brevi, illustrazioni, vignette e schizzi nati quasi per caso, mentre aspettava la metropolitana in stazione, o durante una sosta a Central Park; pensieri e disegni in libertà nati dall’urgenza di cristallizzare su carta le emozioni – spesso contrastanti – che ha suscitato in lui la città statunitense.
Data la natura antologica del volume, le storie autoconclusive e le illustrazioni risultano indipendenti tra loro, tenute insieme esclusivamente da quel fil rouge rappresentato dalla cronaca di quattro decenni a New York, come recita il sottotitolo. Analizzando le singole tavole è facile rintracciare alcune macro-aree che caratterizzano il lavoro di Kuper. Nello specifico, la una prima parte, dei primi anni ’80, gioca molto con la fascinazione (Il Sentiero Battuto) e la solitudine (Twenty Four Hours) degli esordi in una metropoli multietnica; troviamo poi la parte sperimentale (Camere con Vista) dei '90, affiancata da storie di carattere politico, tra cui segnaliamo la profetica The Wall, dove New York è governata da Donald Trump e cinta da un muro.
Decisamente corposa la sezione dedicata all’orribile attacco alle Torri Gemelle del 11 settembre 2001, evento che ha profondamente scosso l’animo e l’immaginario di Kuper (La Guerra dei Mondi); ma non mancano altri episodi impegnati (Jungleland), visionari (Sogni della Ragione) o più leggeri (Odorama).
Tutte le vicende storiche e gli eventi privati di questi ultimi decenni sono fagocitati dall’artista, digeriti dalla sua sensibilità e sputati fuori con la sagacia di chi non ci mette molto a ideare una fulminante invettiva.
Sia nelle prove più brevi che nei racconti articolati, colpisce la capacità di sintesi: intere sequenze sono mute, rese esaustive da uno stile originale e fortemente espressivo. Quella di Kuper è la figura di un "fumettista artigiano” che si affida a matite, pennini, pennelli, pastelli e non disdegna la tecnica del collage per produrre immagini sempre efficaci e funzionali.
Sfogliando le pagine di questo bel volume, vediamo emergere la manualità con la quale è stata realizzata ogni singola illustrazione, ma soprattutto l'evoluzione artistica dell'autore e la sua costante ricerca di soluzioni visive originali e d’impatto.