Diablo IV, la recensione

Blizzard Entertainment torna sul mercato con Diablo IV, un titolo che evolve il franchise sotto tutti i punti di vista

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Per Blizzard Entertainment, Diablo IV è senza dubbio una grandissima scommessa. Dopotutto il titolo non solo arriva in un momento di rivoluzione all’interno dell’azienda, ma ha la responsabilità di riconquistare gli amanti del franchise delusi da troppo tempo. Nonostante Diablo III sia un titolo tutt’altro che mediocre, gli amanti della saga non hanno mai nascosto di volere un ritorno alle atmosfere del secondo capitolo. A questo si aggiunge l’esistenza di Diablo Immortal, gioco per cellulari che per molti ha significato il “passaggio al lato oscuro” da parte della software house americana.

Sviluppato in circa sei anni con la costante supervisione di Joe Shely, Sebastian Stepien e Luis Barriga, Diablo IV ha dimostrato subito il proprio potenziale. Un potenziale narrativo, forte dell’ascesa al potere di Lilith, ma allo stesso tempo ludico, con una formula in grado di adattare il classico ai tempi moderni. Una scelta che può lasciare confusi all’inizio, ma che ben presto dimostra come alcuni elementi presi dagli MMO possano dare nuova linfa vitale al franchise. Noi abbiamo passato le ultime settimane a Sanctuarium, squartando demoni con il nostro fido Negromante e la sua armata di non-morti.

Volete sapere se vale la pena indossare l’armatura, impugnare le armi e affrontare orde di demoni fino a tarda notte? Allora siete nel posto giusto.

PETALI DI SANGUE

Sin dalle prime battute, la trama di Diablo IV si prende assolutamente sul serio, mettendo in scena una storia horror dai toni epici. Lilith, la figlia di Mefisto, torna in vita, diffondendo violenza, odio, rabbia e caos in tutto Sanctuarium. Il nostro protagonista, contaminato dalla terribile creatura, dovrà trovare un modo per fermare la diffusione di questo morbo. Per farlo dovrà allearsi con personaggi ambigui, sospesi tra necessità personali e il desiderio di salvare gli abitanti di un mondo apparentemente destinato alla distruzione.

La storia messa in piedi da Rafal Praszczalek risulta accattivante e drammatica al punto giusto. La regia con la quale viene raccontata, inoltre, emerge non solo dalle spettacolari cut-scene, ma anche dalle sequenze di gameplay. La telecamera si avvicina, segue i personaggi e si allontana anche durante alcuni momenti di gioco, contribuendo all’ottimo risultato finale. Ogni dialogo, inoltre, serve per caratterizzare i vari abitanti di Sanctuarium e il mondo di gioco, evitando la sgradevole sensazione di star perdendo tempo mentre si parla con i vari NPC. A questo, come vedremo in un paragrafo successivo, si somma l’ottima recitazione delle voci italiane, che dimostra per l’ennesima volta la cura riposta da Blizzard nelle proprie opere.

Segnaliamo, per coloro che cercano una narrazione completa sotto ogni aspetto, che il finale di Diablo IV pone fine alla main quest, ma lascia numerose storyline in sospeso. Storyline che, ci auguriamo, Blizzard possa chiudere nel corso del supporto al titolo che avverrà nei prossimi mesi. Insomma: l’avventura del nostro protagonista e degli eroi che lo accompagnano non termina senza dubbio con i titoli di coda presenti a fine gioco.

UNA NUOVA STRUTTURA PER CONQUISTARLI TUTTI

Dopo aver passato le prime ore di Diablo IV con la sensazione di star vivendo la naturale evoluzione di Diablo II, Blizzard è riuscita a stupirci. Una volta raggiunta la prima cittadina, infatti, il gioco assume una forma più vicina a quella degli MMORPG, rispetto a quella di un hack and slash con meccaniche GDR. Questo perché ora è possibile esplorare un vasto mondo aperto insieme ad altri giocatori, prendere parte a eventi globali e gestire il proprio avatar con maggiore libertà, personalizzandolo nell’estetica e tramite le emoticon necessarie per comunicare.

Si tratta di una scelta che condividiamo appieno e che, mescolata al sistema di combattimento, rende Diablo IV un’opera potenzialmente infinita. Le cinque classi selezionabili all’inizio sono ben diversificate e riescono a spingere i giocatori a ricominciare più volte l’avventura anche solo per testare le abilità di ognuna. Dopo aver completato il prologo con tutte le classi, abbiamo deciso di portare avanti il nostro Negromante, che ci ha tenuto compagnia per l’intera main quest.

Gli sviluppatori hanno posto particolare attenzione all’albero delle abilità, qui estremamente vario e complesso. Complesso non per comprenderne le funzionalità, ma perché basteranno poche ore per capire che non si può acquistare e potenziare ogni singola skill, bensì specializzarsi in alcune branche della propria classe. La possibilità di spendere una (relativamente) ridotta quantità di denaro per resettare l’albero e personalizzare nuovamente la propria classe è la ciliegina finale sulla torta. Una ciliegina che dimostra come gli sviluppatori abbiano voluto rendere l'esperienza di gioco estremamente personale e unica. Diversa non solo per classe, ma anche per tipologia di approccio agli scontri.

VERA E PROPRIA DROGA DIGITALE

La quantità di cose da fare una volta che Diablo IV si apre ai giocatori può risultare inizialmente straniante. Questo perché Blizzard ha puntato su un’esperienza nettamente più immersiva rispetto al passato, senza però tradire la propria natura. Che si stia cercando di proseguire con la trama principale, prepararsi per l’arrivo di un enorme boss da affrontare con gli altri giocatori o cercare di trovare armi ed equipaggiamento migliori per il proprio personaggio poco importa. Anche se con fini differenti e con la struttura delle missioni diversa da una tipologia all’altra, il giocatore sarà comunque chiamato a sterminare orde di demoni. Uno sterminio che, non lo nascondiamo, è in grado di creare assuefazione.

Certo, le missioni secondarie sono spesso delle fetch quest in stile MMORPG, ma non hanno la pretesa di raccontare trame avvincenti come The Witcher 3. Vogliono solamente dare un motivo all’utente per scendere in battaglia e affettare mostri. Una volta completata l’avventura, Diablo IV si apre quindi all’endgame con un nuovo livello di difficoltà, nuovi sistemi di personalizzazione del proprio personaggio e una miriade di nuovi contenuti, in costante aggiornamento ed evoluzione. Non nascondiamo che la reiterazione delle stesse meccaniche possa alla lunga venire a noia, ma è innegabile: Blizzard ha fatto di tutto per mantenere fresca l’anima di Diablo e portarla a un livello successivo di fruizione.

STILE E CARISMA

Da un punto di vista artistico, Diablo IV è esattamente quello che i fan volevano da moltissimo tempo. L’anima horror si fonde con quella fantasy, ma avvicinandosi più ai risultati di Diablo II che a quelli un po’ troppo leggeri di Diablo III. La cura riposta in ogni creatura, ambiente o abilità viene poi rimarcata anche dalla colonna sonora e dal doppiaggio del gioco. Il comparto audio è, infatti, sensazionale e ci immerge nel mondo di Sanctuarium come mai ci saremmo aspettati. Il lavoro tecnico raggiunge insomma lo stato dell’arte, posizionandosi in testa nella classifica dei giochi a visuale isometrica più belli da vedere e da sentire.

Come spesso accade in questi casi, eventuali piccoli bug o problemi di bilanciamento vengono corretti in continuazione dai dev, che stanno dimostrando di ascoltare i giocatori e di voler fare di tutto per soddisfare il proprio pubblico. Una mossa nettamente furba, soprattutto in un periodo tanto delicato per Blizzard.

Diablo IV è esattamente quello che il mondo intero sperava fosse: un gioco divertente, bello da vedere e in grado di rubare decine di ore di sonno anche a coloro che da tempo non toccano un PC o una console. L’inevitabile ripetitività che colpisce questa tipologia di giochi viene qui limata da una struttura simile a quella dei MMO che unisce i vari giocatori, portandoli a collaborare e a divertirsi insieme. Gli amanti della saga giocheranno a Diablo IV per mesi (se non anni), mentre tutti gli altri verranno prima o poi tentati dal fascino oscuro di questo quarto capitolo. E fidatevi: una volta che cederete a questo fascino, la vostra anima sarà dannata per sempre e non potrete più fare a meno di uccidere demoni, vagando per Sanctuarium in sella alla vostra fidata cavalcatura.

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