Dexter 6x01, 6x02: il commento

Ecco il commento ai primi due episodi della sesta stagione di Dexter: Those Kind of Things e Once Upon a Time...

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Dexter è sempre stata una serie molto promettente. Sin dalle sue prime puntate, ha saputo catturare l’attenzione degli spettatori per via dei suoi alti valori di produzione, che venivano espressi in una sceneggiatura e una regia da cinema.

Il concetto di un serial killer dei killer seriali però da solo non può bastare a mandare avanti un telefilm. Si è così scelto di inserire numerose sottotrame, e dare risalto ai personaggi secondari. In particolare, è stata molto apprezzata l’introduzione di una ”nemesi stagionale”, un antagonista che accompagnava  l’angelo vendicativo della Miami Omicidi lungo tutto l’arco dei tredici episodi che compongono un’annata di Dexter.

Questa formula, ben rodata e oliata, ha iniziato ad incrinarsi leggermente durante la quinta stagione, man mano che i rapporti tra i personaggi diventavano bolsi e rigidi. Forse anche a causa delle troppe situazioni di coppia, che cristallizzavano i protagonisti e impedivano lo sviluppo delle personalità.

La sesta iterazione di questa serie è stata quindi attesa con impazienza come l’occasione del telefilm per rimettersi in carreggiata.

All’inizio del primo episodio, Those Kind of Things, ci ritroviamo con un contesto cambiato. Forte sembra la voglia degli autori di voltare pagina, di alleggerire il carico affettivo dei nostri personaggi in modo da ritornare al fertile mood originario della serie.

Dexter si sta scontrando con la sua condizione di vedovo, padre single e lavoratore. E’ il caro vecchio sociopatico che tutti i fan hanno imparato ad amare, ma al tempo stesso sembra cambiato. Più volte durante l’episodio sembra quasi di intravedere la luce nella sua anima che cerca di emergere prepotentemente. Anche nel dipartimento alcune cose sono cambiate. Batista e il tenente La Guerta hanno divorziato, e quest’ultima è salita di livello, lasciando la sua posizione vacante.

Si nota sin da subito la voglia di non prendersi troppo sul serio. E’ una scelta ben comprensibile. Ormai i fan conosco Dexter da sei anni. C’è stato il tempo per affezionarsi, per il dramma e per la tragedia. Ma con un amico di lunga data si possono ogni tanto abbandonare le formalità, ed ecco quindi che i monologhi interiori del protagonista si rivelano particolarmente ironici ed umoristici, mentre il contesto scolastico della puntata regala delle piccole perle di ilarità.

La forza del personaggio di Michael C. Hall, con le sue idiosincrasie e stranezze, è quella di poter elicitare sul prossimo sentimenti estremamente contrastanti che vanno dal timore alla tenerezza.
L’episodio, rivelandosi sorprendentemente scanzonato e divertente, ha tutte le carte in regola per entrare nella hall of fame dei preferiti dai fan, che però non dovranno temere una deriva comedy della serie. C'è ancora molta crudezza, e gli omicidi vengono presentati grotteschi come non mai. L’antagonista ci viene mostrato subito. Lavora in coppia, e ha le fattezze dell’ammiraglio Adama di Battlestar Galactica (Edward James Holmos). Immediatamente si rivela alfiere del tema che sembra permeare tutto l’episodio e che forse riecheggerà durante tutta la stagione: la religione. Una religione che non diventa solo scusa per mostrare gente uccisa in modo creativo, ma che si afferma prepotentemente nella quotidianità, condizionando le scelte del nostro protagonista e facendo nascere in lui numerosi dubbi sulla fede.

Nella seconda puntata, Once Upon a Time, ci si concentra maggiormente sulla sorella adottiva di Dexter, Debra. Anche lei si ritrova finalmente libera da legami amorosi, ma in questo caso sarà una scelta volontaria. Con l’allontanamento da Quinn e una promozione, continua per lei la scalata gerarchica che era stata preparata dal padre sin dalla prima stagione. Jennifer Carpenter ci regala un’ottima interpretazione, ed è curioso vedere un personaggio anticonvenzionale e poco politically correct come Debra in un contesto dove le relazioni pubbliche si rivelano fondamentali.  Se il passaggio di livello presenta un avanzamento per l’evoluzione caratteriale del personaggio, la fine della storia con Quinn la obbliga a rinunciare a una vita da donna adulta, e a vivere con il fratello.

Mentre il serial killer principale della stagione ed il suo aiutante tornano un po’ in secondo piano, Dexter continua la sua incessante ricerca di nuove vittime. Molto interessante la risoluzione finale che viene adottata, il conflitto morale che permea Dexter e in generale il senso di speranza, redenzione ed ottimismo che viene infuso alla puntata. La sensazione del primo episodio viene riconfermata. Pur continuando a tratteggiare un ambiente sordido ed eticamente squallido, questa sesta stagione sta mostrando una lenta virata del serial verso valori e messaggi più ottimisti e positivi. E’ una scelta molto interessante, se ben gestita, ma il rischio di cadere nel moralismo bigotto americano è altissimo.

Questo nuovo tema dovrà essere ben gestito e bilanciato. Aggiungere al cast elementi come il padre redento, interpretato da un’ottimo Mos Def, può rivelarsi un ottimo stratagemma per non passare dal miele religioso al fiele dei fan.

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