Dexed, un po’ Rez, un po’ Ikaruga - Recensione
Ninja Theory si lancia nella realtà virtuale con uno sparatutto su binari: la recensione di Dexed
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
A sorprenderci, con Dexed, è la modalità con cui il prodotto si è presentato sul mercato, assolutamente in sordina, e la relativa modestia, di concept e di meccaniche, su cui si basa. Difficile non ritenerlo poco più che un’ammaliante tech demo, anche a fronte di un prezzo estremamente competitivo beninteso. Impossibile consigliarlo se non alla ristretta cerchia di utenti ossessionati dall’high score.
Il titolo in questione è in tutto e per tutto uno sparatutto su binari, che deve moltissimo a titoli come Rez e Ikaruga. Del primo ne riprende, alla lontana s’intende, la commistione tra gameplay e comparto grafico-sonoro. Sebbene la soundtrack segua un andamento tutto suo, per nulla influenzato dall’andamento della partita come invece accedeva nel capolavoro di Tetsuya Mizuguchi, anch’esso riproposto recentemente su PlayStation 4, l’intento è quello di immergere l’utente in scenari ammalianti, rilassanti, esteticamente avvolgenti. Fondali marini, boschi, vallate di lava: ogni livello propone panorami naturali mozzafiato e affascinati al punto giusto. L’accompagnamento musicale, in questo senso, svolge il suo compito pur senza esaltare, proponendo tracce sonore delicate e in linea con il feeling vagamente chillout dell’esperienza.
Sbagliare tipologia di proiettile, difatti, si traduce in un colpo di risposta. Attivando con tempismo lo scudo difensivo si contengono i danni. Se colpiti, si incappa in penalizzazioni quali l’abbassamento del punteggio o il suo “congelamento” per una manciata di secondi.
Il gameplay è insomma piuttosto basilare. Completare ogni livello è di per sé facilissimo, non sono previsti game over, ma se si vuole competere nelle classifiche online è vitale non lasciarsi alle spalle nessun nemico e alternare con velocità e abilità l’allineamento dei colpi esplosi. Sembra facile, sulle prime, ma gli stormi di nemici da abbattere vi sommergeranno piuttosto in fretta, costringendovi, tentativo dopo tentativo, a imparare a memoria gli ordini di apparizione.
Ne viene fuori una sorta di rhythm game in cui non si segue la musica, ma una partitura, comunque liberamente interpretabile, fatta di dardi infuocati e di ghiaccio da lanciare in ogni direzione. La realtà virtuale, in questo senso, gioca un ruolo quasi completamente accessorio, estetico, dal momento che non aggiunge quasi nulla in termini ludici. Il puntamento tramite i movimenti della testa è divertente, ma inefficace, a causa di una cronica imprecisione, quando si cerca l’high score. Da questo punto di vista meglio affidarsi ad una coppia di Move o agli analogici del Dualshock 4.
[caption id="attachment_168504" align="aligncenter" width="600"] Se non siete tra coloro che amano ripetere all’infinito uno stesso livello a caccia della partita perfetta, non avete un motivo al mondo per prendere in considerazione l’acquisto di Dexed.[/caption]
A mortificare ogni aspirazione della produzione, inoltre, ci pensa la scarsissima longevità, altra caratteristica che, a ben vedere, si potrebbe dire di aver ereditato da Ikaruga. Un paio d’ore sono più che sufficienti per completare i quattro livelli proposti nell’avventura, più la modalità arcade che, virtualmente infinita, ripropone la stessa struttura di gameplay in uno scenario fisso in cui è vitale eliminare ogni nemico che compaia sullo schermo al fine di non vedersi prosciugare progressivamente la barra di salute.
Il prezzo è quello giusto, meno di dieci euro, ma a Dexed manca fin troppa ambizione per lasciare il segno, per intrigare anche il pubblico totalmente disinteressato dal comparire in cima a qualche classifica online. Il marchio di Ninja Theory si vede in un comparto grafico artisticamente ispiratissimo, ma tecnicamente tutt’altro che irresistibile, e in una colonna sonora adatta al contesto, sebbene per nulla indimenticabile. Sul fronte ludico permane la sensazione di avere a che fare con un’interessante tech demo, utile a mostrare al pubblico le potenzialità (inespresse per buona parte) della realtà virtuale. Consigliato solo alla ristrettissima cerchia di utenti in possesso di PlayStation VR, con la fissa per l’high score, in cerca di un’esperienza a metà strada tra Rez e Ikaruga.