Detective Marlowe, la recensione
Nonostante nessuno dei coinvolti venga dagli anni giusti o anche dal paese giusto, Detective Marlowe è tutto giusto
La recensione del film di Sky, Detective Marlowe, disponibile dal 28 agosto
Nonostante non appartenga in senso stretto al canone di Chandler, o forse proprio perché è un’imitazione, questa storia è estremamente aderente al tipo di trame che vive il personaggio: un caso stimolato da una femme fatale, un intrigo, doppi giochi, storiacce con i parenti della committente, l’industria del cinema come luogo di perdizione e un mondo intero di sesso a disposizione che aspetta di essere consumato, sesso promesso e ammiccato continuamente e ovunque, nelle ville, nei vicoli, nelle feste e nei locali. Misteri dentro misteri, che portano a nuovi misteri e segreti. Ognuno trama qualcosa e non basterebbe una vita per scoprire tutto.
In fondo questo conta in un film di Marlowe, non tanto cosa accada e chi sia il colpevole (sono tutti colpevoli di qualcosa, solo che le colpe di alcuni emergono e quelle di altri no, i non colpevoli muoiono) ma in che relazione il personaggio sia con quel mondo, quanto è marcio lo scenario sotto una superficie impeccabile, quanto è credibile l’attrattiva del sesso come maschera per una richiesta di sentimenti che nessuno sanerà, che sigarette fuma il protagonista e quali offre ai clienti (“le stesse” lo dice all’inizio), quanto è depresso Marlowe e quanto, forse, ha un briciolo di coinvolgimento e di speranza che verrà frustrata. A tutte queste domande Detective Marlowe risponde con buona partecipazione, nulla di innovativo come Il lungo addio, anzi qualcosa di nostalgico e tenero. Senile ma con stile.