Parlando in senso generale il problema di Designated Survivor è uno solo: l'equilibrio.
Come dicevamo la scorsa settimana, la serie si trova ormai a giocare costantemente tra due diversi fronti: la vita politica di Tom Kirkman e la cospirazione, in cui la prima trama è una necessità dovuta dalla posizione del protagonista e la seconda dovrebbe avere il compito di tenere sulle spine lo spettatore, dandogli quel senso di urgenza che lo fa tornare ogni settimana per guardare l'episodio successivo. La domanda legittima è quindi se davvero riesca nell'intento e la risposta è un politically correct, non sempre.
Al di là dell'ingenuità con cui viene descritta l'agenda politica del liberale Kirkman, convinto del fatto che in politica si possa fare di tutto con un po' di pazienza e molto idealismo, l'aspetto politico della serie è solitamente il più interessante, esattamente come succede in questo caso, in cui il Presidente si trova a dover affrontare il suo primo summit con gli altri membri della NATO decidendo di fare una proposta epocale di disarmo degli arsenali nucleari. Per quanto idealistica sembri la sua mossa, negli Stati Uniti esiste qualche precedente che può essere paragonato alla proposta di Kirkman, anche se non ebbe l'impatto che avrebbe avuto la proposta di Tom se fosse stata realizzata. Quando Kennedy fu assassinato, infatti, Lyndon Johnson riuscì a far passare un incredibile numero di leggi, alcune della quali cambiarono per sempre il volto del paese in termini di diritti civili. L'idea dietro la proposta di Kirkman è quindi che da una tragedia così grande le persone vogliano e possano tirare fuori qualcosa di positivo per controbilanciare in qualche modo il difficile clima politico del paese, un'iniziativa che avrà comunque una certa logica politica fattuale. L'ingenuità vera sta invece nel modo in cui, a volte, gli autori fanno affrontare al protagonista certi problemi, come quando di fronte alle obiezioni del Presidente della Repubblica francese, Tom sembri sostanzialmente rispondere che i membri della NATO dovrebbero semplicemente fidarsi di lui, senza chiedere troppe spiegazioni. Nonostante al Presidente francese venga quindi dato il ruolo della "cattiva", le sue obiezioni non sono poi così assurde: considerato che il Governo americano non sembra essere stato in grado di dimostrare che Majid Nassar sia il vero attentatore (notizia che è ormai di dominio pubblico a causa di un articolo pubblicato da Abe Leonard) e che Tom sia diventato Presidente proprio in seguito a quell'attentato, che garanzia hanno i membri della NATO che quest'uomo venuto dal nulla sia davvero affidabile o che non sia lui stesso coinvolto nell'attentato che ha cancellato il governo americano? Ecco perché, quando affronta temi davvero interessanti, questo è l'aspetto della serie migliore, perché sembra - di fatto - avere molta più logica della trama legata alla cospirazione.
Torniamo ora ad Hannah e alla sua prigionia: nonostante l'abile agente riesca a liberarsi ed a lanciare un SOS, il fatto che si trovi su una nave in mezzo al mare non aiuta e Nestor Lozano finirà per catturarla di nuovo senza tuttavia ucciderla. Al momento rimane senza risposta anche la questione del perché averla trascinata su quella nave e tenuta prigioniera, per poi decidere di ucciderla, soprattutto considerato che l'episodio si conclude con Hannah che si risveglia scoprendo di essere all'interno di un furgone imbottito di esplosivo nel garage dell'Hoover Building, il quartier generale dell'FBI, con soli 3 minuti a disposizione prima che salti tutto in aria. Per quale ragione non è stata eliminata subito invece di essere trascinata in giro con il rischio che fuggisse e rivelasse la loro posizione?
Anche il fatto che Jay Whitaker sia la talpa che lavora all'interno della Casa Bianca resta una rivelazione piuttosto deludente: per un ruolo così importante sarebbe forse stato più efficace usare qualcuno che il pubblico conosceva e di cui si fidava, mentre Whitaker si limita ad essere l'anonimo consigliere per la sicurezza nazionale che sostanzialmente non abbiamo mai visto fino alla rivelazione del suo tradimento.