Designated Survivor 1x19 "Misalliance": la recensione
La nostra recensione del diciannovesimo episodio di Designated Survivor, intitolato Misalliance
Fin dalla scorsa puntata, Tom aveva messo in chiaro che non avrebbe ritrattato il suo appoggio alla Hookstraten, desiderando che diventasse la sua Vice-Presidente, promessa che mantiene anche dopo che la donna viene accusata sostanzialmente di corruzione. Come già successo in precedenza, questa serie ci ha insegnato che in una città come Washington provare la propria innocenza dopo essere stati attaccati politicamente, non conta assolutamente nulla, perché una volta che un'accusa viene lanciata, questa macchierà per sempre il curriculum politico del malcapitato. Così, pur vedendo la coriacea Presidentessa della Camera dei Rappresentanti difendersi strenuamente dalle accuse che le sono state rivolte di fronte al Comitato Etico con la sua usuale tempra, assistiamo comunque alla sua sconfitta. O quasi.
Conoscendo molto bene le regole del gioco della capitale, la Hookstraten si renderà conto di non poter più aspirare alla carica di secondo in capo di Kirkman e finirà per trasformare una potenziale disfatta in un mero incidente di percorso, riuscendo comunque a salvare la proposta di legge che stava tanto a cuore a Tom e al figlio dell'ex presidente, assassinato nell'attentato terroristico, e facendosi nominare Ministro dell'Istruzione. Che dietro questa nomina ci sia un sincero interessamento personale o le manipolazioni di un animale politico di lunga data, come abbiamo più volte sottolineato, non ci è dato interamente di saperlo, ma questa ambiguità dona particolarmente al personaggio, rendendolo comunque uno dei più riusciti e affascinanti della serie.
In quanto alla trama principale che - come anticipavamo - dovrebbe gettare tutti nel panico, ma finisce per essere curiosamente satellitare nell'episodio, il destino di Hannah, rapita alla fine della scorsa puntata, ci viene immediatamente rivelato. Dopo essere stata caricata su un furgone da Nestor Lozano, l'agente viene rinchiusa in un container per scoprire poi, quando riesce ad uscire aggredendo il suo carceriere alla fine dell'episodio, di trovarsi su una nave cargo in mezzo al mare.
Scomparsa Hannah, Jason Atwood decide infatti di proseguire da solo la sua crociata per vendicare la morte del figlio, tanto che si metterà da solo sulle tracce di Patrick Lloyd, il miliardario amministratore delegato della Browning-Reed e coinvolto nella cospirazione, finendo per scoprire che l'uomo ha un legame con Jay Whitaker, il consigliere per la sicurezza nazionale, nonché la talpa interna all'amministrazione che Hannah stessa cercava. Il problema con questa parte della storia è che l'imprudenza di Jason e la sua solitaria crociata lo esporranno pericolosamente, tanto da finire ucciso dallo stesso Lozano. Considerato quanto il personaggio di Atwood abbia subito, ci aspettavamo forse un congedo meno sbrigativo per un uomo che ha sacrificato tanto per la causa di Kirkman e per la salvezza del proprio paese, quando parliamo quindi di uno show che appare a volta fuori fuoco, intendiamo riferirci, proprio come in questo caso, alla sua incapacità di soffermarsi con più intensità su eventi che dovrebbero avere un effetto sul pubblico (e sui personaggi) maggiore di quello che invece non hanno. La legittima domanda è se sia una scelta voluta o se gli autori, a due episodi dalla fine della prima stagione, stiano semplicemente trattenendo le briglie per lanciare i cavalli al galoppo ad un passo dalla fine.
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