Designated Survivor 1x16 "Party Lines": la recensione

La nostra recensione del sedicesimo episodio di Designated Survivor, intitolato Party Lines

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Spoiler Alert
Il sedicesimo episodio di Designated Survivor, pur con una certa dose di semplificazione ed innocenza televisiva, torna ad affondare i denti nella vera vita politica, lasciandosi alle spalle gli eccessi della cospirazione, anche se Hannah e Jason faranno qualche ulteriore passo avanti per la fine della puntata.

Il tema del giorno riguarda il tentativo di Tom Kirkamn e della sua amministrazione di far passare un disegno di legge che permetta di inasprire i controlli su chi intenda acquistare un'arma da fuoco in tutto il paese. Dopo che nello scorso episodio Alex era scivolata nel più classico dei tranelli politici ed era stata spinta a parlare del tema del controllo delle armi, sempre estremamente delicato per tutti gli americani, il Presidente decide di prendere chiaramente il toro per le corna ed affrontare questa questione delicata, specificando - come già ribadito - che la sua proposta di legge non mira a privare i possessori di armi dei propri diritti, ma di aumentare i controlli su chi le acquista, per un mero motivo di sicurezza. La caparbietà con cui, anche nella realtà, il popolo americano difende il secondo emendamento ed il diritto di possedere una pistola, vista dal di fuori, è qualcosa che suscita una certa curiosità, se per uno spettatore imparziale l'equazione più armi = più violenza è abbastanza palese, la maggior parte della popolazione americana fatica a fare questa connessione. La lobby delle armi, inoltre, che non viene tirata in ballo in questo contesto, è talmente potente che anche solo parlare dell'argomento è diventata una sfida delicata: forse per questo la serie affronta il tema con una certa dose di ingenuità e leggerezza.

Essendo un indipendente, Kirkaman ha un certo vantaggio dalla sua, perché non deve rispondere alle direttive di nessun partito, ma ciò non toglie che abbia bisogno della maggioranza dei voti al Senato per far passare la sua proposta, finendo per scontrarsi con il più classico dei "cattivi" politici, il senatore Jack Bowman (Mark Deklin) il quale, pur andando contro il volere di Kimble Hookstraten, decide di affrontare il Presidente faccia a faccia, osteggiando apertamente la sua proposta e non accettando nessun compromesso. La parte forse più debole di un episodio comunque ben riuscito è che non permette mai al pubblico di capire bene quali siano le falle di questa proposta di legge che fin dal suo esordio e per stessa ammissione di Kirkman, viene definita manchevole pur insistendo sul fatto che tutti contano di correggerne i difetti una volta che dovesse approdare alla Casa dei Rappresentanti dopo l'approvazione in senato. Come fa notare uno dei tanti senatori repubblicani ai quali il Presidente ed il suo staff si rivolgono, infatti, ciò che deve essere votato è il disegno di legge attuale, che è stato scritto al momento e nessuno può garantire che le modifiche future lo rendano migliore. Nulla di tutto questo viene affrontato nell'arco della caccia dello staff presidenziale ai voti, ma viene semplicemente dato per scontato che questa legge ha le potenzialità per migliorare.

Il messaggio, sostanzialmente, è che l'importante è fare qualcosa, il che non sarebbe necessariamente sbagliato se il tema fosse stato approfondito diversamente. Ciò detto, grazie all'inaspettato intervento di Alex che, nonostante la sua difficoltà ad adattarsi alla vita da First Lady, finalmente ne farà una giusta, suo marito otterrà un inaspettato voto da parte di una senatrice repubblicana, permettendo così che il suo disegno di legge passi per un solo sospirato voto. Con l'impegno della Hookstraten, i cui obiettivi continuano ad essere piuttosto nebulosi, e grazie alla moglie, il Presidente ottiene così di fatto la sua prima grande vittoria politica e comincia a governare attivamente il paese, proprio come gli aveva suggerito l'attuale Segretario di Stato Cornelius Moss il quale, tra l'altro, si sta rivelando un validissimo aiuto e alleato, nonché uno dei personaggi più divertenti e ben scritti della serie.

Sul fronte cospirazione Hannah e Jason, seguendo le tracce della Browning Reed, un gruppo militare privato che sembra coinvolto nell'attentato, finendo in Nord Dakota dove trovano un immenso silo sotterraneo in cui rinvengono un incredibile quantità di bombe, uguali a quelle usate per far saltare in aria il Campidoglio, tutte già pronte all'uso. Questa scoperta, insieme con i piani per distruggere altri tre importanti obiettivi, ci fanno chiaramente capire quanto fragile sia l'equilibrio politico del paese e quanto lontani si sia da una ritrovata sicurezza.

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