Designated Survivor 1x15 "One Hundred Days": la recensione

La nostra recensione del quindicesimo episodio di Designated Survivor, intitolato One Hundred Days

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Spoiler Alert
L'episodio di questa settimana di Designated Survivor si occupa principalmente di politica, per quanto sembri un controsenso, il modo in cui questo show ha debuttato, nonostante il protagonista sia diventato appunto Presidente degli Stati Uniti, non ha fino ad ora permesso di parlare di come Tom Kirkman possa essere quando si trova a dover fare questo lavoro senza essere distratto da attentati terroristici e cospirazioni misteriose. Così gli autori hanno deciso - saggiamente, a nostro avviso - che fosse arrivato il momento di prendere una direzione che in qualche modo ci ricordasse gli sfarzi di The West Wing e tornasse a focalizzarsi su alcune questioni che necessariamente dovevano essere affrontate.

Tom Kirkman, come aveva annunciato nella scorsa puntata, ha deciso di presentare al pubblico americano la sua agenda politica e in One Hundred Days gli viene data per la prima volta l'opportunità di poter spiegare cosa vorrebbe fare per il paese come Presidente, chiedendo a tutti l'opportunità di poter cominciare qualcosa invece di dover sempre trovare disperate soluzioni a insormontabili problemi, facendo insomma ciò che il nuovo Segretario di Stati Cornelius Moss gli aveva consigliato: essere pro-attivo.

Questa serie, sebbene di natura profondamente diversa, non è rappresenta una finzione televisiva meno patinata di uno show come Scandal, quanto accade in questa ora di episodio va comunque preso con il beneficio del dubbio, ma vedere Kirkman parlare con alcuni rappresentanti del pubblico americano, vederlo legare con loro al livello personale e soprattutto sentirlo fare affermazioni assolutamente ragionevoli ed a volte persino  un po' ingenue, è comunque una cosa piacevole. Anche il Presidente, nonostante le cose per lui vadano inizialmente molto bene, si renderà presto conto del fatto che la politica non è fatta per gente ragionevole come lui e sua moglie e ciò che nella fattispecie accade ad Alex ne è il perfetto esempio. Chiamata a fare in intervento programmato, alla First Lady viene chiesto di rispondere a qualche domanda imprevista e quando le viene chiesto cosa pensi del controllo sulle armi da fuoco, Alex dà una risposta piuttosto normale e sensata, dicendo in sostanza che è un problema che non può essere ignorato e deve essere affrontato. Nonostante ciò, basteranno poche ore perché le sue parole vengano strumentalizzate in un momento in cui suo marito ha bisogno, per lanciare il suo programma politico, che tutta l'attenzione sia concentrata su di lui e così Alex si ritroverà a dover in qualche modo ritrattare la propria dichiarazione, asserendo che quanto detto non aveva a che fare con l'agenda politica del marito, ma era una sua personale opinione. In sostanza si renderà conto (come lo farà Tom) che anche esprimere un punto di vista personale del tutto ragionevole può essere causa di problemi e che tutto deve essere soppesato e ragionato centinaia di volte prima di poter affrontare un argomento. La democrazia non è in sostanza poi così democratica quando si tratta di soppesare le opinioni dei suoi rappresentanti. Nonostante ciò, questa pausa che la serie si prende per ricordarci che Kirkman ha anche un paese da governare, è decisamente piacevole e speriamo che la serie, andando avanti, bilanci maggiormente questo aspetto della storia con la pressante questione della cospirazione.

Su quel fronte le cose continuano a progredire grazie all'indagine di Hannah la quale, insieme a Chuck, riesce a rintracciare la donna che si nascondeva dietro l'identità di Claudine Poyet, il cui vero nome è Brooke Mathison. Questa scoperta la metterà nuovamente in pericolo, perché Brooke ed i suoi faranno saltare in aria l'appartamento di Chuck dal quale lui ed Hannah riusciranno fortunatamente a fuggire, finendo per renderla persino più determinata. Hannah si rivolgerà infatti al suo ex capo Jason con il quale si recherà all'indirizzo della donna, ma lo scontro con Brooke finirà con la sua morte, cancellando di fatto dalla serie l'ultimo volto che conosciuto che ci era rimasto e che aveva una connessione con la cospirazione in atto. Hannah e Jason troveranno inoltre alcuni piani, molto simili a quelli visti per il Campidoglio, in cui si vedono saltare in aria il Golden Gate, la diga di Hoover e la Statua della Libertà.

Note sparse
- Aaron, e non poteva essere altrimenti, torna in campo e decide di accettare la proposta della Hookstraten di lavorare con lei;
- La reazione di Emily alla notizia è piuttosto fredda, anche se sembrava che tra lei ed Aaron stesse nascendo qualcosa, ogni sentimento è stato dimenticato appena Emily ha cominciato a sospettare della sua lealtà.

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