Designated Survivor 1x13 "Backfire": la recensione
La nostra recensione del tredicesimo episodio di Designated Survivor, intitolato Backfire
In un episodio filler come questo, c'è comunque da sottolineare l'entrata in gioco di due nuovi giocatori: il giornalista Abe Leonard (Rob Morrow), un professionista più volte premiato nell'ambito del suo lavoro e poi caduto in disgrazia, che si trova costretto a lavorare per Teen Mode e l'ex Presidente Cornelius Moss, che non vedremo nell'episodio, ma che sarà citato come possibile nuovo Segretario di Stato.
Abe sembra un personaggio davvero interessante, sarà lui a portare alla luce di fronte ai suoi colleghi il fatto che MacLeish, andando contro i consigli di tutti, abbia deciso di far uccidere l'attentatore di Tom ed a chiedere apertamente se il Vice Presidente, morto in circostanze sospette, avesse nulla da nascondere, una rivelazione che agiterà ulteriormente le acque di un'opinione pubblica comprensibilmente provata e che esporrà ancora una volta la presidenza Kirkman all'evidenza della sua fragilità, poiché - come si scoprirà più avanti - Aaron si renderà conto che, a rivelare la cosa al giornalista, sarà stata la Hookstraten dopo aver ricevuto da lui stesso la confidenza di quanto era avvenuto nella "stanza dei bottoni" in quelle poche ore in cui MacLeish aveva fatto le veci del Presidente. Leonad rappresenta al momento lo stereotipo del giornalista caduto dalle stelle alle stalle, un uomo dall'intuito eccezionale che non sempre decide di usarlo per le ragioni migliori, un tipo alla Snapper Carr di Supergirl, ad eccezione del fatto che Carr non beve tanto quanto lui e non cerca, come Leonard, di riconquistare il prestigio perduto, una combinazione che potrebbe rivelarsi molto pericolosa.
Le pubbliche rivelazioni del giornalista metteranno infatti alle strette Tom, il quale deciderà di rivolgersi alla nazione per chiarire le circostanze della morte del suo assalitore, una decisione presa dal suo Vice Presidente che, se avesse potuto evitarlo, lui stesso non avrebbe preso. Con questa ammissione Kirkman cerca chiaramente di segnare il passo per quello che sarà il percorso che vorrebbe fare come Presidente, cioè di apertura nei confronti della nazione, soprattutto in un momento così delicato. Ma la realtà dei fatti è che in Designated Survivor siamo lontani dall'aver raggiunto anche solo una parvenza di equilibrio: Tom non sa ancora di chi fidarsi e nel giro di poche settimane ha già rischiato la sua stessa vita per un incarico per il quale non si è mai candidato e la sua stessa famiglia, come è evidente da questo episodio, ne sta pagando le conseguenze. La moglie Alex, infatti, decide di portare i figli lontano da Washington, a Camp David, per poter dar loro una parvenza di normalità ormai perduta e, dopo aver inizialmente rifiutato l'idea, anche Tom cederà, rendendosi conto di quanto difficile sia per i suoi figli non solo abituarsi alla loro nuova condizione, ma farlo in circostanze difficili come quelle che l'America sta vivendo. Il finale della puntata vede rientrare Tom nei suoi appartamenti, solo. Un'immagine che sembra foriera di un futuro davvero difficile da affrontare per un uomo che sembra destinato a combattere una battaglia solitaria.