Designated Survivor 1x13 "Backfire": la recensione

La nostra recensione del tredicesimo episodio di Designated Survivor, intitolato Backfire

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Spoiler Alert
Dopo l'intenso episodio della scorsa settimana Backfire, come suggerisce il titolo stesso, si prende una pausa dalle reazioni suscitate dalla morte di MacLeish e signora, poiché Designated Survivor perde ufficialmente due dei suoi "cattivi di stagione" ed il Presidente Kirkman ed il suo sparuto team devono serrare i ranghi per capire contro chi davvero stiano battendo. E la cosa non è poi così semplice, perché - dopo aver avuto per qualche tempo modo di concentrare la nostra attenzione sul Vice Presidente, adesso il pubblico si ritrova di nuovo al punto di partenza, con pochi indizi e senza sapere da chi debba davvero guardarsi. Ma probabilmente questo senso di insicurezza e costante paura del futuro è uno dei sentimenti che questa serie vuole suscitare nei suoi spettatori, stabilendo una sorta di guerra di tutti contro tutti, esattamente come accade nel caso Aaron Shore la cui fedeltà al Presidente viene messa apertamente in discussione in questa puntata, tanto che Tom gli suggerisce di prendersi una settimana di ferie per "riposarsi", un modo nemmeno troppo sottile per mettere in panchina il suo sospetto capo dello staff e mettere al suo posto la collaboratrice di sempre Emily Rhodes. Il fatto tuttavia che Aaron sembri così palesemente colpevole, probabilmente, è una buona indicazione della sua innocenza, sebbene il capo dello staff abbia dimostrato di non essere esattamente trasparente nei suoi intenti, la sensazione generale è che Aaron sia mosso più dal suo arrivismo che dal vero desiderio di soverchiare l'ordine costituito del Paese, anche perché se così non fosse, risulterebbe decisamente troppo ingenuo, sia nel non sospettare di essere ormai un osservato speciale, sia nella sua reazione quando incontra l'ex capo dello staff del defunto Presidente che si presenta a casa sua per parlargli.

In un episodio filler come questo, c'è comunque da sottolineare l'entrata in gioco di due nuovi giocatori: il giornalista Abe Leonard (Rob Morrow), un professionista più volte premiato nell'ambito del suo lavoro e poi caduto in disgrazia, che si trova costretto a lavorare per Teen Mode e l'ex Presidente Cornelius Moss, che non vedremo nell'episodio, ma che sarà citato come possibile nuovo Segretario di Stato.
Abe sembra un personaggio davvero interessante, sarà lui a portare alla luce di fronte ai suoi colleghi il fatto che MacLeish, andando contro i consigli di tutti, abbia deciso di far uccidere l'attentatore di Tom ed a chiedere apertamente se il Vice Presidente, morto in circostanze sospette, avesse nulla da nascondere, una rivelazione che agiterà ulteriormente le acque di un'opinione pubblica comprensibilmente provata e che esporrà ancora una volta la presidenza Kirkman all'evidenza della sua fragilità, poiché - come si scoprirà più avanti - Aaron si renderà conto che, a rivelare la cosa al giornalista, sarà stata la Hookstraten dopo aver ricevuto da lui stesso la confidenza di quanto era avvenuto nella "stanza dei bottoni" in quelle poche ore in cui MacLeish aveva fatto le veci del Presidente. Leonad rappresenta al momento lo stereotipo del giornalista caduto dalle stelle alle stalle, un uomo dall'intuito eccezionale che non sempre decide di usarlo per le ragioni migliori, un tipo alla Snapper Carr di Supergirl, ad eccezione del fatto che Carr non beve tanto quanto lui e non cerca, come Leonard, di riconquistare il prestigio perduto, una combinazione che potrebbe rivelarsi molto pericolosa.

Le pubbliche rivelazioni del giornalista metteranno infatti alle strette Tom, il quale deciderà di rivolgersi alla nazione per chiarire le circostanze della morte del suo assalitore, una decisione presa dal suo Vice Presidente che, se avesse potuto evitarlo, lui stesso non avrebbe preso. Con questa ammissione Kirkman cerca chiaramente di segnare il passo per quello che sarà il percorso che vorrebbe fare come Presidente, cioè di apertura nei confronti della nazione, soprattutto in un momento così delicato. Ma la realtà dei fatti è che in Designated Survivor siamo lontani dall'aver raggiunto anche solo una parvenza di equilibrio: Tom non sa ancora di chi fidarsi e nel giro di poche settimane ha già rischiato la sua stessa vita per un incarico per il quale non si è mai candidato e la sua stessa famiglia, come è evidente da questo episodio, ne sta pagando le conseguenze. La moglie Alex, infatti, decide di portare i figli lontano da Washington, a Camp David, per poter dar loro una parvenza di normalità ormai perduta e, dopo aver inizialmente rifiutato l'idea, anche Tom cederà, rendendosi conto di quanto difficile sia per i suoi figli non solo abituarsi alla loro nuova condizione, ma farlo in circostanze difficili come quelle che l'America sta vivendo. Il finale della puntata vede rientrare Tom nei suoi appartamenti, solo. Un'immagine che sembra foriera di un futuro davvero difficile da affrontare per un uomo che sembra destinato a combattere una battaglia solitaria.

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