Designated Survivor 1x06 "The Interrogation": la recensione
La nostra recensione del sesto episodio di Designated Survivor, intitolato The Interrogation
Nonostante questo non trascurabile problema di fiducia che assilla il neo Presidente, alla fine Kirkman dimostrerà, come ha già fatto in altre occasioni, di saper prendere anche delle decisioni impopolari per risolvere un problema contingente. In questo caso, la questione che gli viene posta di fronte è particolarmente delicata: chiudere momentaneamente in confini del paese agli immigrati per avere l'appoggio dei Governatori alla formazione di un nuovo Governo. Il pomo della discordia è un aereo pieno di rifugiati Siriani ai quali, prima dell'attentato, era stata offerta e promessa ospitalità. L'aereo in questione è fermo il Florida ed i Governatori vogliono che il Presidente lo rimandi indietro chiudendo momentaneamente i confini del paese. Ad opporsi alla richiesta, come se le cose non fossero abbastanza delicate, arriva Alex Kirkman in persona, in quanto avvocato esperta di immigrazione, quando la donna viene a sapere che il marito ha accettato le condizioni dettate dai Governatori, si dimostrerà molto delusa dalla sua scelta. Ma Tom difenderà la sua scelta con la moglie sottolineando, prima di tutto, come i rifugiati in questione non verranno rimandati in Siria, ma saranno accolti in Canada e, in secondo luogo, come la posizione in cui era stato messo, non gli avesse dato altra scelta. Tom sta probabilmente cominciando a capire il genere di sacrifici che dovrà fare se vorrà rimanere Presidente e come non sempre potrà fare di ogni problema una questione di principio, mentre Alex dimostra ancora una certa ingenuità nel pensare che Tom, che ha ricoperto ruoli istituzionali decisamente meno importanti, possa davvero avere il lusso di fare sempre la scelta moralmente più corretta a discapito di quella più opportuna. Le carte con cui stanno giocando ora sono decisamente cambiate, sarà quindi meglio che entrambi se ne rendano conto prima che sia troppo tardi.
La parte più interessante dell'episodio, è tuttavia quella dedicata all solitaria indagine di Hannah e Jason Atwood, ai quali viene data l'opportunità unica di interrogare Majid Nassar, ritenuto il responsabile dell'attentato al Campidoglio. Il problema è che i due hanno ormai un certo numero di informazioni tali da poter effettivamente istruire un caso e non solo dei sospetti o delle sensazioni: per quale ragione quindi Jason sembra tanto reticente nel voler condividere tutte le prove che hanno raccolto? Più il tempo passa, più MacLeish avrà l'opportunità di tessere la propria tela intorno a Tom e conquistarsi la sua fiducia come vice-preseidente, mettendo invece Hannah nella condizione di non essere creduta: è possibile quindi che quello che sembra il genuino desiderio del suo capo di aiutarla, sia solo un modo per controllare Hannah e gli sviluppi della sua indagine? E' una coincidenza che Nassar sia morto proprio dopo aver fatto il nome di Catalan? E davvero Hannah e Jason, se pensavano che questo nome è legato ad una cospirazione di così alto livello, credevano di poter semplicemente consultare il database dell'FBI per trovare informazioni? E anche nel caso in cui Jason non fosse coinvolto nella cospirazione, non è possibile supporre che aver avviato quella ricerca possa aver messo in allarme i veri responsabili dell'attentato?