Déraciné non è il Dark Souls delle esperienze in realtà virtuale – Recensione

From Software debutta nel mondo della realtà virtuale: la recensione di Déraciné

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Da FromSoftware era lecito aspettarsi, se non proprio un capolavoro, quanto meno un titolo capace di lasciare il segno. Magari imperfetto, un tantino eccentrico, persino pretenzioso, esattamente come lo è Transference, l’esperimento in realtà virtuale della software house fondata da Elijah Wood, ma era più che legittimo sperare in una produzione dotata di fascino, perfettamente in grado di attrarre lo zoccolo duro di fan, ancorati ed attratti da certi capisaldi che compongono il linguaggio estetico a cui ormai ci ha abituati la casa di sviluppo nipponica.

Nulla di tutto ciò, purtroppo, dal momento che Déraciné si accontenta di essere una piacevole avventura, priva di guizzi, di colpi di genio, di momenti realmente emozionanti. Non ci si affeziona al protagonista, né al cast di personaggi con cui dovrete interagire. Tanto meno l’ambientazione, da sempre il punto di forza delle produzioni From oftware, ha quel carisma, quel carico di mistero tale da tenere incollato lo spettatore.

[caption id="attachment_191169" align="aligncenter" width="1000"]Déraciné screenshot I Move si comportano piuttosto bene, interpretando correttamente ogni comando impartito[/caption]

Déraciné è la storia di uno spirito, un fantasma che indugia lungo il confine che divide la vita dalla morte. Evocato da un gruppo di ragazzi che vivono confinati in un collegio, dovrà inizialmente aiutarli nelle piccole e grandi difficoltà che incontrano tutti i giorni, sfruttando la sua invisibile presenza eterea che gli permette, tra l’altro, di riavvolgere a piacimento le lancette del tempo, al fine di prevenire brutti guai o intervenire quando è ancora possibile porre rimedio a qualche problema."Non c’è traccia degli orrori di Bloodborne, né dei toni fantasy di un Dark Souls qualsiasi. L’aria che si respira, tra i polverosi ed ampi saloni di cui si compone la struttura, rimandano ad una dimensione carica di nostalgia"

Non c’è traccia degli orrori di Bloodborne, né dei toni fantasy di un Dark Souls qualsiasi. L’aria che si respira, tra i polverosi ed ampi saloni di cui si compone la struttura, rimandano ad una dimensione carica di nostalgia, di malinconia, di vane speranze per il futuro. La trama trasuda romanticismo presentandoci una mezza dozzina di bambini dal futuro probabilmente segnato, che provano a farsi forza l’un con l’altro, a resistere ad un presente avaro di soddisfazioni e gioie.

L’art design, per quanto non brilli affatto in nessun ambito, ha almeno il pregio di colorare della giusta luce ogni scenario. Un sole tenuamente filtrato dalle nuvole irraggia ogni angolo del collegio e si riflette sul fiume che scorre a pochi passi dalla struttura. Di notte, candele e camini costruiscono rassicuranti sentieri tra i corridoi.

Déraciné non vuole incutere timore, né infondere sinistre suggestioni nonostante le premesse sovrannaturali. Piuttosto tenta di scandagliare, da una prospettiva inedita, le vite del gruppo di studenti con cui dovrete spesso e volentieri interagire per risolvere i vari enigmi che vi separano dalla conclusione della vicenda.

Lo spirito di cui vestirete i panni è dotato di due poteri. Il primo gli consente di assorbire letteralmente la vita da animali, piante ed esseri umani, per infonderla laddove l’esistenza ha cessato di scorrere. L’altro, già anticipato, gli permette di correre a proprio piacimento lungo la linea del tempo.

L’anonimo protagonista, come se non bastasse, può interagire con l’ambientazione, raccogliendo oggetti e riutilizzandoli all’occorrenza, oltre che “dialogare” con i ragazzi, altrimenti sospesi nel tempo ed immobili. Le virgolette, tuttavia, sono d’obbligo visto che per lo più si parlerà di monologhi che i giovani rivolgeranno guardando nel vuoto, certi di essere ascoltati dall’ectoplasmatica e benevola presenza, solo quando questi verranno “toccati” dallo spirito. Sfruttando la coppia di Move, obbligatori per avviare il software, dovrete di volta in volta sfiorare un oggetto che tengono in mano o che hanno lì vicino, per avviare questi brevi dialoghi, spesso generosi di indizi sul da farsi.

Purtroppo Déracine soffre sia sotto il profilo narrativo, che per quanto riguarda il gameplay. Da una parte, la trama non decolla mai, se non verso il finale, con una rivelazione capace di gettare una luce inquietante su quanto visto e fatto in precedenza. Non solo la caratterizzazione dei personaggi è debole, ma l’intreccio fatica a proporre situazioni e misteri davvero intriganti.

D’altra parte, FromSoftware si è rivelata rinunciataria nel proporre enigmi degni di questo nome. L’interazione, difatti, è permessa esclusivamente in pochi e ben delimitati hot spot, con il risultato che, il più delle volte, le uniche cose che potrete realmente fare, coincidono anche con la soluzione stessa del puzzle di turno. Come se non bastasse, il finale si annacqua in una serie di fasi di backtracking che, vista la rapidità con cui si consuma l’avventura, sei ore al massimo, lasciano tanto più l’amaro in bocca.

[caption id="attachment_191170" align="aligncenter" width="1000"]Déraciné screenshot Potrete spostarvi da un punto all’altro dello scenario procedendo per balzi, sfruttando l’ormai classico sistema di teletrasporti, standard nelle produzioni rivolte alla realtà virtuale[/caption]

È pur vero che nascosti qui e là ci sono altri enigmi che eventualmente si possono risolvere a patto di scandagliare molto attentamente l’ambientazione, ma si tratta comunque di pochissimi e secondari puzzle che aggiungono ben poco all’economia generale dell’avventura.

Déraciné non è affatto un pessimo gioco, né una produzione che non attirerà la curiosità degli amanti del genere. Semplicemente è un’esperienza tutt’altro che memorabile, esaltante, emozionante. Il gameplay è ridotto ai minimi termini, graficamente siamo nei pressi del par, la trama, inoltre, ha un unico slancio verso il finale.

Da FromSoftware ci saremmo aspettati molto di più, certamente qualcosa di particolare e graffiante. Déraciné resta una piacevole avventura, che tuttavia non vi lascerà nulla, una volta raggiunti i titoli di coda.

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