Defiance - I giorni del coraggio

Bielorussia, 1941. Con l'aiuto della polizia locale, le SS rastrellano gli ebrei, mentre un gruppo decide di sopravvivere nei boschi. Un film con diversi errori, ma non così brutto come si è scritto...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloDefiance - I giorni del coraggioRegiaEdward Zwick
Voci originali
Daniel Craig, Liev Schreiber, Jamie Bell, Alexa Davalos, Allan Corduner, Mark FeuersteinUscita23 gennaio 2008La scheda del film

Dopo tutto quello che avevo sentito su questo film, francamente mi aspettavo una bella pacchianata. D'altronde, non amo particolarmente il cinema di Edward Zwick e penso che titoli come L'ultimo samurai e Blood Diamond siano dei film falsi (la scena in cui il personaggio di Djimon Hounsou non viene ammazzato dopo aver urlato il nome del figlio è una delle più brutte degli ultimi anni). Ecco, non dico che questo titolo mi sia piaciuto, ma, assieme a diverse cose ovvie e banali che sono presenti nella pellicola, figurano anche alcune scelte coraggiose, che lo rendono un prodotto medio in buona parte accettabile e che non mi sembra sia il caso di massacrare.

L'inizio, comunque, è decisamente sgradevole, con un falso bianco e nero che vorrebbe risultare documentaristico e che invece è soltanto molto discutibile. Eppure, soprattutto nella prima ora, ci sono tante cose interessanti. Per esempio, la descrizione dei bielorussi collaborazionisti, che fa capire come certi massacri rappresentino perfettamente la banalità del male e che ognuno ha delle ragioni (magari grette e opportuniste, ma sempre tali) per agire in un certo modo. Inoltre, si apprezza anche il modo in cui vengono affrontate le vendette private o la rappresentazione delle persone nel ghetto, che mostra chiaramente la visione contrapposta rispetto a quella dei partigiani ebrei. Ma le cose migliori sono due. Una è l'evoluzione del personaggio di Daniel Craig, che è difficile considerare positiva, ma che risulta decisamente realistica e forte. Inoltre, la situazione delle donne nel campo era tutt'altro che 'democratica' e questa risulta una dura critica che avrebbe potuto essere omessa per rendere più eroici i protagonisti, ma per fortuna (come avviene in altre situazioni) questa strada facile non viene seguita.

Purtroppo, nella seconda parte (e soprattutto nell'ultima mezz'ora) ci sono le cose peggiori. Intanto, un eccesso di sentimentalismo che mal si sposa con il tono assunto fino a quel momento. Diverse sottotrame rosa (tutte molto prevedibili) potevano tranquillamente essere evitate senza assolutamente nuocere alla narrazione del film. Così come il finale poteva risultare un po' meno prevedibile e magari più avvincente di quello che ci viene proposto. L'impressione è che, con una storia del genere, non fosse facile decidere quando terminare il racconto, anche considerando l'ampio arco temporale della storia. Di sicuro, si poteva far meglio.

Per il resto, stupiscono (in negativo) le scene d'azione, che quasi sempre non risultano convincenti, o perché confuse (come nel primo assalto) o perché girate in maniera discutibile (l'attacco al comando di polizia). E qualche eccesso di retorica, ma soprattutto nella musica (i violini a un certo punto diventano insopportabili) andava evitato. Inoltre, il contrasto tra i due fratelli non sempre viene portato avanti in maniera credibile. Insomma, tutti elementi che ci riportano a quel concetto di falsità di cui si parlava all'inizio e che è tanto caro al buon Zwick. Che, evidentemente, perde il pelo ma non il vizio. Anche se qui riesce in parte a limitarsi...

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