Death or Glory vol. 1, la recensione
Death or Glory è un adrenalinico fumetto a metà tra l'heist e lo splatter firmato Rick Remender e Bengal
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
L'anno scorso, Terry Moore ci aveva presentato in Motor Girl una ragazza che lavora in un'officina in mezzo al deserto americano. La stessa immagine è alla base di Death or Glory, anche se siamo di fronte a una storia di tutt'altro genere, a metà tra l'heist e lo splatter. L'incipit è molto potente e sembra preso direttamente da un film di Quentin Tarantino: le chiacchiere vuote e il noioso tran tran di un fast-food vengono interrotte dall'irruzione di un individuo sopra le righe, che entra con una richiesta bizzarra e dei modi ancor più inusuali per vederla soddisfatta.
I toni della narrazione sono esagerati, cosa che risulta straniante: quella che in molte altri contesti risulterebbe una vicenda disordinata, qui è coerente con l'approccio degli autori, intenti a spiazzare di continuo il lettore con svolte repentine in direzioni inaspettate.
Le minacce si susseguono a un ritmo forsennato che non lascia respiro in una corsa senza freni, ma pur utilizzando toni leggeri, gli autori trasmettono anche un messaggio politico abbastanza evidente sull'attualità. L'unica perplessità riguarda la lunghezza della storia: questo volume è godibile, ma la trama non sembra prestarsi per un'opera a lungo termine.
Restiamo in attesa di scoprire se il secondo volume (e i successivi?) saprà mantenere la freschezza di questa avventura sgangherata e fracassona.