Death comes to Pemberley: la recensione
Il commento alla piccola miniserie britannica che prosegue la storia di Orgoglio e pregiudizio
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La residenza di Pemberley viene scossa, insieme alla quiete familiare dei Darcy, da un brutale omicidio. I sospetti ricadranno sulla pecora nera della famiglia Wickham, fratello acquisito – a malincuore – dal serissimo e ansioso Darcy. L'evento scatenante, le indagini e il processo che seguiranno inquadrano quindi una serie di vicende più o meno legate con esso, di ritorni e omaggi a personaggi del romanzo originale, di nuovi intrecci e nuove unioni all'orizzonte.
Il lavoro del cast è notevole, e non sono pochi i volti noti. Nei panni di Darcy figura Matthew Rhys (che l'anno scorso abbiamo scoperto in The Americans), Matthew Goode (Watchmen) in quelli di John Wickham, mentre i fan del Doctor Who rivedranno con piacere Jenna Coleman, qui nei panni di Lydia Wickham. Convincente anche Maxwell Martin in una versione non semplice del personaggio di Elizabeth Darcy. Le ambientazioni caratteristiche rubano spesso la scena e costruiscono un bell'ambiente per la storia. Su tutto emerge la Chatsworth House, che già era stata sfruttata dal regista Joe Wright per la sua trasposizione di Orgoglio e pregiudizio del 2005.