Death comes to Pemberley: la recensione

Il commento alla piccola miniserie britannica che prosegue la storia di Orgoglio e pregiudizio

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A duecento anni esatti dalla pubblicazione di Orgoglio e pregiudizio, la BBC celebra l'evento con la trasmissione in tre serate di una miniserie tratta non dal celebre romanzo di Jane Austen, ma da un suo sequel apocrifo intitolato Death Comes to Pemberley. L'opera di P. D. James, giallista ultranovantenne che pone la sua ultima fatica come omaggio ad uno dei suoi riferimenti letterari, tradisce il genere originale dell'opera della Austen per fonderne le atmosfere aristocratiche con un intreccio da murder mistery.

La residenza di Pemberley viene scossa, insieme alla quiete familiare dei Darcy, da un brutale omicidio. I sospetti ricadranno sulla pecora nera della famiglia Wickham, fratello acquisito – a malincuore – dal serissimo e ansioso Darcy. L'evento scatenante, le indagini e il processo che seguiranno inquadrano quindi una serie di vicende più o meno legate con esso, di ritorni e omaggi a personaggi del romanzo originale, di nuovi intrecci e nuove unioni all'orizzonte.

L'opera nasce e viene sviluppata all'ombra del gigante da cui dipende e a cui fa costantemente riferimento tanto nelle premesse, quanto nei dialoghi ad hoc, e da esso non si distacca mai se non per costruire un giallo tutto sommato non troppo interessante o originale. Anche giusto così, considerato che non siamo obbligati a vedere zombie affiancati a Elizabeth e Darcy come nella bizzarria provocatoria di Seth Graham-Green, e che molto onestamente il progetto si presenta come la fantasia non troppo blasfema di una semplice ammiratrice dell'opera originale. Qualche personaggio sarà più vecchio o più "serio" di come appare nel romanzo originale (questa storia è ambientata sei anni dopo), ma tutto sommato nulla di troppo sconcertante.

Il lavoro del cast è notevole, e non sono pochi i volti noti. Nei panni di Darcy figura Matthew Rhys (che l'anno scorso abbiamo scoperto in The Americans), Matthew Goode (Watchmen) in quelli di John Wickham, mentre i fan del Doctor Who rivedranno con piacere Jenna Coleman, qui nei panni di Lydia Wickham. Convincente anche Maxwell Martin in una versione non semplice del personaggio di Elizabeth Darcy. Le ambientazioni caratteristiche rubano spesso la scena e costruiscono un bell'ambiente per la storia. Su tutto emerge la Chatsworth House, che già era stata sfruttata dal regista Joe Wright per la sua trasposizione di Orgoglio e pregiudizio del 2005.

La soluzione del mistero è tutto sommato frettolosa, non troppo originale o stupefacente, né si può dire che questo Death comes to Pemberley rimarrà negli annali delle serie tv. Ma è tutto sommato un buon prodotto, ben recitato, godibile, rispettoso dell'opera originale, che potrebbe valere una visione.

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