Deadwood Dick 3: Fra il Texas e l’Inferno, la recensione

Abbiamo recensito per voi Deadwood Dick 3: Fra il Texas e l'Inferno, pubblicato da Sergio Bonelli Editore

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Deadwood Dick 3: Fra il Texas e l'Inferno, anteprima 01

Proseguono le avventure di Deadwood Dick, personaggio nato dalla penna di Joe R. Lansdale e portato nei fumetti dall'omonima miniserie Sergio Bonelli Editore dell'etichetta Audace.

Fra il Texas e l'Inferno, giro di boa del progetto, segna l'arrivo sulla testata di Maurizio Colombo e Pasquale Frisenda, due colonne portanti della tradizione bonelliana che succedono a Michele Masiero e Corrado Mastantuono, tandem che ha firmato i primi due brossurati.

La storia dell'african cowboy procede solida attraverso avventure che vanno rinnovandosi ogni due numeri; questo nuovo capitolo lo porta a compiere una traversata (quasi) solitaria verso una nuova destinazione dispersa nel nulla. Lungo la strada, Dick incontra prima una prostituta in serio pericolo e poi l'anziano Crump, figure che hanno una funzione narrativa ben specifica e assolutamente non scontata all'interno della trama. Le conversazioni che il pistolero ha con loro sono un buon espediente per approfondire la sua caratterizzazione, mentre offre la sua assistenza prima alla donna e poi al vecchio, continuando incessantemente a rischiare la vita per salvare quella altrui.

Dopo aver visto nei numeri precedenti alcuni dei motivi che l'hanno spinto verso l'avventura, con il terzo episodio della miniserie è possibile indagare il passato prossimo e il presente del personaggio, con alcuni flash che delineano una figura più profonda di quella tratteggiata da Lansdale nella prima porzione di racconto.

Deadwood Dick 3: Fra il Texas e l'Inferno, anteprima 02

Pur vivendo un'avventura tipica della frontiera, il modo in cui Dick interagisce con il prossimo e i dialoghi che avvengono nelle circostanze più crude continuano a essere un'ottima allegoria del mondo attuale, senza tradire la credibilità storica: una sorta di percorso da rinnegato in fuga a solido eroe senza macchia e senza paura.

I disegni di Frisenda sono più sporchi rispetto a quelli dei capitoli precedenti, ma risultano assolutamente adatti al tono della vicenda, che si sposta decisamente più verso il gore e gli orrori della quotidianità del vecchio West che al clima disteso e avventuroso dell'esordio.

Se Mastantuono ha illustrato il fascino del nuovo mondo senza nasconderne i pericoli, Frisenda offre al lettore tutto il backstage di quelle minacce, nuovamente senza alcuna censura, riempiendo le tavole di corpi dilaniati, sangue e qualunque altra forma di miseria.

Il "primo tempo" della seconda storia di Deadwood Dick appassiona e si fa leggere con piacere, dalla prima all'ultima pagina, lasciando nel lettore molta curiosità per i futuri sviluppi di un personaggio che, esperienza dopo esperienza, conferma di avere molto da dire.

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