Deadly Class vol. 1: 1987 - Gioventù reaganiana, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Deadly Class, fumetto creato da Rick Remender e Wes Craig, edito in Italia da Panini Comics
La storia vede protagonista un giovane ragazzo di origine nicaraguense, trasferitosi sin da piccolo negli USA: il suo nome è Marc, e, quando lo incontriamo per la prima volta è un senzatetto fra le strade di San Francisco, con un misterioso e tragico passato alle spalle, fatto di sangue, perdita e violenza inimmaginabile. Nonostante questi abbia tutta la vita davanti, semplicemente, non ne può più. Non ne può più del freddo umido californiano, non ne può più della sporcizia e dell'arrabattarsi, non ne può più della puzza e dello sconforto, non ne può più della solitudine, non ne può più del vivere, quando vivere significa solo questo. Proprio quando Marc inizierà a credere che il suo tortuoso sentiero stia per giungere alla fine, e la fine equivale a un vicolo cieco, accadrà qualcosa di inaspettato. Marc incontrerà una ragazza, Saya, la quale, oltre a salvargli la vita, togliendolo da un fastidioso impiccio con la polizia, lo introdurrà alla segretissima Scuola Kings Dominion della Arti Letali, un'accademia che istruisce e addestra giovani provenienti da tutto il mondo al fine di trasformarli in meticolosi assassini professionisti. Il nostro protagonista diverrà dunque il rookie dell'Accademia, ma dimostrerà ben presto di avere le giuste capacità e potenzialità per divenire il miglior killer della sua generazione. Del resto Marc ha un sogno, quello di uccidere colui che lo ha più deluso nel corso della sua esistenza, con vacue promesse e infondate speranze: il Presidente degli Stati Uniti d'America, Ronald Reagan.
Così come "brillanti" sono le tavole del disegnatore Wes Craig: ogni pagina del primo volume di Deadly Class è un vero spettacolo per gli occhi, sia dal punto di vista di costruzione dello storytelling, che di rappresentazione e caratterizzazione dei personaggi, che della cura puntigliosa del dettaglio. L'arte visiva dell'opera è secca, visivamente aggressiva e affilata, così dinamica da far venire un piacevolissimo "fiatone" al lettore, che, guardando i disegni di Craig può solo pensare: "ne voglio ancora". Lo stile di disegno dell'artista calza come la celeberrima scarpetta di cristallo di Cenerentola in un fumetto di questo genere, con una precisa localizzazione spaziale e temporale, e ricorda, senza paura di fare paragoni scomodi, l'arte di Frank Miller e Steve Rude. I colori piatti e dal retrogusto vintage del bravissimo Lee Loughridge poi rendono Deadly Class una "pietanza per gli occhi" da sbranare senza badare troppo al galateo.