Deadly Class vol. 1: 1987 - Gioventù reaganiana, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo volume di Deadly Class, fumetto creato da Rick Remender e Wes Craig, edito in Italia da Panini Comics

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L'uscita negli States di Deadly Class, fumetto edito oltreoceano da Image Comics e firmato da Rick Remender e Wes Craig, aveva fatto molto parlare di sé, e quasi universalmente in termini positivi. Oggi che l'opera ha finalmente esordito anche in Italia, grazie a Panini Comics, possiamo tranquillamente affermarlo: tutte le aspettative legate a questo titolo vengono ampiamente ripagate dopo la lettura del primo volume della serie, intitolato 1987 - Gioventù reganiana.

La storia vede protagonista un giovane ragazzo di origine nicaraguense, trasferitosi sin da piccolo negli USA: il suo nome è Marc, e, quando lo incontriamo per la prima volta è un senzatetto fra le strade di San Francisco, con un misterioso e tragico passato alle spalle, fatto di sangue, perdita e violenza inimmaginabile. Nonostante questi abbia tutta la vita davanti, semplicemente, non ne può più. Non ne può più del freddo umido californiano, non ne può più della sporcizia e dell'arrabattarsi, non ne può più della puzza e dello sconforto, non ne può più della solitudine, non ne può più del vivere, quando vivere significa solo questo. Proprio quando Marc inizierà a credere che il suo tortuoso sentiero stia per giungere alla fine, e la fine equivale a un vicolo cieco, accadrà qualcosa di inaspettato. Marc incontrerà una ragazza, Saya, la quale, oltre a salvargli la vita, togliendolo da un fastidioso impiccio con la polizia, lo introdurrà alla segretissima Scuola Kings Dominion della Arti Letali, un'accademia che istruisce e addestra giovani provenienti da tutto il mondo al fine di trasformarli in meticolosi assassini professionisti. Il nostro protagonista diverrà dunque il rookie dell'Accademia, ma dimostrerà ben presto di avere le giuste capacità e potenzialità per divenire il miglior killer della sua generazione. Del resto Marc ha un sogno, quello di uccidere colui che lo ha più deluso nel corso della sua esistenza, con vacue promesse e infondate speranze: il Presidente degli Stati Uniti d'America, Ronald Reagan.

Le premesse perché Deadly Class possa essere una lettura originale e coinvolgente ci sono tutte già a partire dalla sinossi, ma le straordinarie potenzialità di questo fumetto sono esaltate a pieno dal pregevole lavoro dei suoi creatori. Ai testi, Remender scrive un'opera avvincente e partecipata, politicamente scorretta, nella quale non vi sono eroi, ma solo cattivi e cattivissimi. Inoltre, lo sceneggiatore è bravissimo a riportare nella sua storia tutti quegli elementi narrativi costituenti il panorama sociale e politico degli USA degli anni '80, e della generazione che crebbe in quegli anni, della quale lo stesso Remender ha fatto parte. La lettura di Deadly Class fa immergere il lettore in un mondo così diverso da quello attuale, ma anche spaventosamente affine per tematiche e atmosfera: una generazione perduta e disillusa, alla ricerca del proprio posto del mondo e di un modo per sfogare quella rabbia endogena che rende tutti eternamente incazzati, non si sa bene con chi. Vi suona familiare? Ancora, Deadly Class conferma quello che nel panorama fumettistico d'oltreoceano era già risaputo: Remender è uno scrittore incredibilmente capace, ma che riesce a sfruttare a pieno il suo talento quando coinvolto in storie personali, che si svolgono in un universo narrativo di cui lui è creatore e demiurgo. Vero, lo sceneggiatore non ha mai deluso anche in campo mainstream, e i suoi lavori in Marvel Comics lo confermano, ma in acque come quello di Deadly Class, così simili a quelle in cui è nato e cresciuto, Remender nuota con totale brillantezza.

Così come "brillanti" sono le tavole del disegnatore Wes Craig: ogni pagina del primo volume di Deadly Class è un vero spettacolo per gli occhi, sia dal punto di vista di costruzione dello storytelling, che di rappresentazione e caratterizzazione dei personaggi, che della cura puntigliosa del dettaglio. L'arte visiva dell'opera è secca, visivamente aggressiva e affilata, così dinamica da far venire un piacevolissimo "fiatone" al lettore, che, guardando i disegni di Craig può solo pensare: "ne voglio ancora". Lo stile di disegno dell'artista calza come la celeberrima scarpetta di cristallo di Cenerentola in un fumetto di questo genere, con una precisa localizzazione spaziale e temporale, e ricorda, senza paura di fare paragoni scomodi, l'arte di Frank Miller e Steve Rude. I colori piatti e dal retrogusto vintage del bravissimo Lee Loughridge poi rendono Deadly Class una "pietanza per gli occhi" da sbranare senza badare troppo al galateo.

In conclusione, questo fumetto è senza dubbio alcuno una delle proposte più accattivanti nel panorama fumettistico di questo ultimo scorcio di 2015. L'unico aspetto negativo è che questo primo volume ha una fine, che non vorremmo arrivasse mai. Ne vogliamo ancora! (Lo abbiamo già detto?!)

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