Dead Space, nello spazio nessuno può sentirti urlare | Recensione

Dead Space non è solo il remake di un ottimo titolo, ma è un vero gioiello che tutti gli amanti dei survival horror dovrebbero giocare

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Per coloro che vengono dal mondo del cinema, Dead Space potrà apparire come un mix tra Punto di non ritorno e La cosa. Un ibrido tra due opere immortali del genere horror, che trovano una perfetta crasi proprio nel titolo sviluppato da Visceral Games nel 2007. Il successo di Dead Space spinse Electronic Arts a dar vita a un vero e proprio franchise, con tanto di videogiochi prequel, di due seguiti e di una vasta quantità di produzioni trans-mediali come fumetti e film d’animazione.

Sono passati quasi sedici anni dall’uscita del primo capitolo su PlayStation 3, Xbox 360 e PC. Sedici anni durante i quali il cuore della saga ha smesso lentamente di battere, fino a fermarsi del tutto. Un risultato in totale contrapposizione con la percezione del grande pubblico, che non ha mai smesso di desiderare un nuovo capitolo di Dead Space. Le avventure di Isaac Clarke sono infatti riuscite a lasciare un vuoto incolmabile in chiunque abbia avuto occasione di viverle in prima persona. Un vuoto che in molti hanno tentato di riempire, dando vita a opere derivative, senza però mai riuscirci appieno.

Visto tutto questo interesse nei confronti del brand, EA Games ha ben pensato di riportare in vita il franchise. Senza gettarsi a capofitto in un nuovo capitolo, i ragazzi di EA Motive hanno quindi optato per un remake del primo episodio, in modo da dare un contesto a tutti coloro che non hanno avuto occasione di giocare al titolo originale del 2007. Il successo di questa operazione commerciale potrebbe fungere da defribillatore per la serie, nella speranza di farla ritornare in vita. Volete scoprire se la scossa ci è parsa abbastanza forte per questa grande impresa? Non dovete far altro che continuare a leggere.

SI TORNA A BORDO DELLA USG ISHIMURA

La trama di questa nuova versione di Dead Space è esattamente quella che abbiamo vissuto molti anni fa. Isaac Clarke è un tecnico che viene mandato a bordo della nave USG Ishimura per ripararne i sistemi di comunicazione. Una missione molto importante per il nostro ingegnere, che avrà così modo di riabbracciare la sua fidanzata Nicole, che da diverso tempo svolge il ruolo di ufficiale medico proprio sulla Ishimura. Quello che Clarke e gli altri membri dell’equipaggio della USG Kellion trovano, però, è un inferno fatto di sangue e gelidi corridoi. È successo qualcosa di grave all’interno della vasta nave spaziale e gran parte del personale di bordo sembra essersi trasformato in mostruose creature. Isaac dovrà quindi trovare un modo per fuggire da questa folle situazione, cercando nel frattempo di salvare la propria amata.

Dopo tanti anni, la storia di Dead Space rimane tanto semplice, quanto perfetta per questo genere di racconto. Il mistero dietro il ritrovamento del Marchio e il fanatismo degli adepti di Unitology fanno da collante per un’avventura spaziale dove si susseguono problemi su problemi. Impossibile non rimanere affascinati dal world building messo in piedi da Visceral, che trova pieno compimento in questa nuova versione del gioco di EA Motive. Gli sviluppatori di questo remake, infatti, sono andati ancora più in profondità con il comparto narrativo, prendendo alcuni elementi da Dead Space 2 e Dead Space 3, per poi fonderli in modo da dare maggiore coerenza al tutto. Il risultato è la miglior versione possibile del primo capitolo del franchise.

QUESTIONE DI RITMO

Dead Space è un survival horror in terza persona, con la telecamera posta alle spalle del personaggio. La differenza tra il lavoro di EA Motive e gli altri titoli nati sulla scia di Resident Evil 4 è però da ritrovarsi nella necessità di amputare gli arti ai nemici per fermare la loro avanzata. Non basterà far esplodere la testa ai necromorfi per mandarli al tappeto, bensì bisognerà strappargli gli arti in ogni modo possibile. Questo da vita a un macabro combat system che, a distanza di anni, risulta ancora estremamente appagante. I dev sono inoltre riusciti a rendere questa meccanica ancora più grottesca grazie ai miglioramenti tecnici che separano il remake dall’originale. Ora le carni si staccano in modo più realistico dalle ossa e le parti del corpo dei necromorfi vengono recise con maggiore precisione anatomica. Una vera manna per gli amanti del gore.

La qualità più grande di Dead Space rimane però il ritmo. La cadenza con la quale il giocatore si troverà a vivere nuove situazioni, la varietà degli ambienti e dei nemici, i puzzle ambientali e la varietà nelle boss fight. Ogni elemento è pensato per far salire l’utente a bordo di un gigantesco ottovolante spaziale. Questo da vita a sessioni di gioco al cardiopalma, che riescono a mantenere il pad incollato alle mani dei giocatori, siano essi vecchi o nuovi. Coloro che hanno già vissuto le avventure di Isaac nel 2007, infatti, si troveranno di fronte a enigmi inediti e a un diverso posizionamento dei nemici. Una scelta necessaria per permettere a tutti di godere di questa nuova iterazione del gioco.

Gli sviluppatori hanno poi ben pensato di rimettere mano alle sezioni a gravità zero. Ora Isaac può muoversi più liberamente, grazie all’implementazione di alcune meccaniche viste nel secondo capitolo della saga. L’ennesima prova di come questo remake di Dead Space prenda il meglio dai vari episodi, per dare vita a un nuovo e indimenticabile inizio.

QUANDO IL COMPARTO TECNICO FA LA DIFFERENZA

Per chi bazzica nel mondo dei videogiochi da qualche anno ormai è cosa nota che il comparto tecnico non sia l’elemento più importante quando ci si trova in fase di recensione. Il discorso cambia sensibilmente, però, quando si deve analizzare un remake e, nello specifico, quando il comparto tecnico modifica l’esperienza di gioco.

Dead Space era già un ottimo survival horror all’epoca, ma trova una nuova forza in questa riproposizione proprio grazie allo splendido comparto grafico e al superbo comparto sonoro. I nuovi modelli, i riflessi e la gestione delle luci riescono a donare al tutto un’atmosfera incredibile. Un’atmosfera semplicemente impossibile da ottenere nel 2007. Consci di questo potere nelle proprie mani, gli sviluppatori hanno ovviamente giocato molto con queste nuove feature. Ecco che quindi sono presenti numerose sequenze al buio o in ambienti dove la scenografia valorizza l’esperienza finale. Una scelta che rende il titolo un vero e proprio blockbuster ambientato nello spazio.

Discorso molto simile anche per il comparto sonoro, che raggiunge in questo caso dei livelli semplicemente sensazionali. Se giocato con le cuffie, Dead Space è uno dei titoli più immersivi degli ultimi anni. Ogni suono, verso e rumore ha una chiara posizione e questo permette al giocatore di orientarsi di conseguenza. Innumerevoli le volte che ci siamo trovati a doverci voltare dopo aver sentito dei passi alle nostre spalle. Questa cura per i dettagli la si ritrova anche nella colonna sonora, essenziale, ma totalizzante. Discorso diverso per il doppiaggio italiano, che vanta una buona qualità generale, ma con qualche picco verso il basso. Nulla di paragonabile a quanto accaduto con Dario Argento, ma un personaggio in particolare ci ha lasciati basiti a ogni nuova linea di dialogo.

Dead Space non è solo un omaggio al primo episodio della serie, ma è un vero e proprio nuovo inizio. I ragazzi di EA Motive sono interventi chirurgicamente sul già ottimo materiale originale, migliorandolo laddove necessario e tenendo quanto di buono fatto da Visceral nel 2007. Il risultato? Uno dei migliori survival horror di sempre. Un titolo imperdibile non solo per chiunque non sia mai entrato in contatto con il franchise, ma anche per coloro che sono cresciuti al fianco di Isaac Clarke. Se non soffrite di problemi cardiaci non avete alcuna scusa: Dead Space è finalmente tornato.

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