DCeased: Apocalisse zombi, la recensione
Tom Taylor porta l'apocalisse zombi nell'Universo DC con toni da tragedia greca, affiancato da un Trevor Hairsine in ottima forma
Ammettiamolo: in questi ultimi anni, di storie incentrate sugli zombi o su mondi dove si è diffusa la loro piaga ne abbiamo lette a bizzeffe, tanto che forse a molti di noi sono anche venute a noia. Non tanto per le storie in sé, che magari sono anche ben scritte, quanto per la ripetitività di un concetto narrativo che continua a saltare fuori in maniera periodica. Ovviamente, tutto è cominciato nel 2003 con The Walking Dead, scritto e co-creato da Robert Kirkman. E lo stesso sceneggiatore, due anni dopo, trasferisce questo tema con sottile, macabra ironia e intelligenza in Marvel Zombies, adattandolo al versatile mondo dei super eroi della Casa delle Idee. E la cosiddetta altra metà del cielo? Questo ci porta al volume in questione, edito da Panini Comics, DCeased: Apocalisse zombi, che raccoglie la miniserie in sei parti DCeased e il one-shot DCeased: A Good Day to Die, entrambi pubblicati dalla DC Comics nel 2019 e sceneggiati da Tom Taylor. La parte grafica della miniserie portante è affidata a Trevor Hairsine, coadiuvato da Stefano Gaudiano (storico inchiostratore di The Walking Dead) e James Harren, mentre A Good Day to Die è firmato dall'artista italiana Laura Braga e da Darick Robertson (The Boys).
Lo abbiamo detto: questa tematica nei fumetti di supereroi non è nuova e – a differenza di Robert Kirkman, che non manca di utilizzare l'umorismo nero – Tom Taylor porta l'apocalisse zombi nell'Universo DC con toni da tragedia greca, rendendo il tutto decisamente cupo. Un'atmosfera che risulta comunque adatta alla storia in questione. Del resto, lo sceneggiatore è esperto di scenari apocalittici, basti pensare ai suoi fumetti tratti da Injustice – Gods Among Us, e anche in questa occasione fa ciò che gli è richiesto: intrattenere i lettori e portarli a voler seguire le storie successive.
Per quanto riguarda la parte grafica principale, ci troviamo di fronte a un Trevor Hairsine lontano dal suo esordio alla Marvel: molto bravo nelle scene d'azione, meno in quelle più introspettive o riflessive. Taylor questo sembra intuirlo e crea una vicenda il più possibile adatta allo stile del suo disegnatore.
Un appunto finale che va sottolineato: la storia riguarda la diffusione di un virus che tramuta gli esseri umani in zombi, e il cuore dell'opera è vedere come i supereroi reagiranno a tutto ciò. Taylor lancia tuttavia un piccolo sasso nello stagno, lasciando poi al lettore il giudizio, quando dice che il virus si propaga subito a livello mondiale perché buona parte dell'umanità è collegata agli smartphone. Lo scrittore vuole insomma dirci che in realtà le persone erano già zombi prima di diventarlo? Che non riusciamo più a concepire un'esistenza che non dipenda da questi strumenti, capaci anche di manipolare in maniera subdola le nostre volontà tramite fake news e incitamento all'odio? E che l'Equazione Anti-Vita di Darkseid ha solo reso più evidente un processo già compiuto? Sembrerebbe proprio così.
E visto ciò che è accaduto di recente e ciò che sta accadendo ora nel mondo, con tanti "zombi" pronti a lanciarsi senza motivo dall’alto delle loro tastiere contro chi è più debole o indifeso, come dare torto a Tom Taylor?