JLA: La Torre di Babele, la recensione

Ne La Torre di Babele la JLA deve affrontare Ra's al Ghul, in grado di approfittare dei punti deboli di ogni supereroe per colpa di... Batman?

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Alla fine degli anni '90, Mark Waid (Kingdom Come, Flash) viene chiamato a occuparsi di JLA, la testata che ospita le avventure dei supereroi più celebri della DC Comics. Nel 2000 realizza il suo ciclo più popolare, Torre di Babele, nel quale i protagonisti sono messi alle strette e devono fronteggiare una minaccia causata involontariamente da uno dei membri del supergruppo.

Ra's al Ghul vuole gettare il panico sul pianeta (come suo solito, altrimenti che razza di terrorista sarebbe?) e decimare la popolazione mondiale per rendere la vita sulla Terra più sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo ha ideato un piano che prevede il caos su scala globale grazie a un virus in grado di distruggere il linguaggio, prima in forma scritta e poi parlata; si tratta di un'idea narrativa ingegnosa, che permette di mostrare le catastrofiche conseguenze di un simile evento, una minaccia originale e che potrebbe realmente causare lo sterminio di milioni di umani.

La Justice League però non se ne starebbe a guardare senza intervenire, perciò è stato necessario trovare un modo per fermare tutti i componenti della squadra: Ra's al Ghul sfrutta i punti deboli di ogni personaggio, ad esempio rendendo Aquaman idrofobo, congelando Plastic Man o privando della vista Lanterna Verde. Sono scene crude, che mettono in scena gli eroi in preda alla disperazione, grazie a tavole emozionanti e disegni dei protagonisti con una forte espressività, quasi esasperata.

L'elemento più sorprendente della vicenda è la provenienza dei dati grazie ai quali Ra's al Ghul ha scoperto come attaccare la JLA: la figlia Talia è riuscita a sottrarli - in un episodio tratto da JLA: Secret Files, perfettamente integrato all'interno della vicenda principale - dal database che aveva creato Batman come precauzione nel caso in cui i suoi compagni dotati di superpoteri perdessero il controllo o finissero sotto l'influsso mentale di qualche malvagio. Questa scoperta inserisce nella vicenda anche una riflessione etica, portando tutti gli eroi a domandarsi se questo comportamento sia stato corretto, mentre la fiducia nei confronti dell'Uomo Pipistrello comincia a traballare.

Per attuare questo piano, utile a distrarre la JLA dall'operazione Torre di Babele, era però necessario tenere occupato anche Batman, ed è qui che Ra's al Ghul compie forse la sua azione più deplorevole, portando via al Cavaliere Oscuro ciò che ha di più caro. Inizialmente sembra un gesto quasi gratuito, ma il suo obiettivo è diverso da quello che potrebbe sembrare in un primo momento, mettendo Batman di fronte a uno scenario ancor più inquietante...

La risoluzione finale di questa trama è spettacolare quanto ci si aspetterebbe da un ciclo così epico, ma la sceneggiatura va ben oltre, con il vero climax ambientato all'interno della base della Justice League: è qui, infatti, che tutti i membri del supergruppo devono esprimere il giudizio sul mantenere o meno Batman all'interno del team. Ed è proprio l'epilogo il passaggio più teso di tutta la vicenda, con dialoghi affilati e i protagonisti di fronte a un dilemma etico, in cui entrambe le fazioni hanno le loro valide motivazioni.

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