Batman: Il Guanto Nero, la recensione

Batman: Il Guanto Nero è il secondo volume della collana Eaglemoss che continua a proporre in edicola le storie del ciclo a fumetti di Grant Morrison

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Grant Morrison continua a dimostrare interesse nei confronti del passato attraverso la scrittura del suo Batman, recuperando addirittura un gruppo di supereroi nato negli anni '50, all'interno prime storie del personaggio e poi accantonato. In passato Cavaliere e Scudiero, El Gaucho, Legionario, Wingman, Dark Ranger, Moschettiere, Man-of-Bats e Little Raven avevano infatti stretto l'alleanza dei Batman di Tutte le Nazioni, venendo poi contattati da Mahyew per formare il Club degli Eroi.

Dopo tanti anni, questi emuli dell'Uomo Pipistrello si ritrovano sull'isola privata di Mayhew che si rivela essere una trappola mortale ordita dal proprietario per uccidere i giustizieri. L'intervento di Batman e Robin è anch'esso un omaggio ai primi anni del personaggio - qui in veste di detective alle prese con un'indagine degna di Agatha Christie - con le potenziali vittime e un misterioso colpevole prigionieri del lussuoso edificio.

Rivedere il supereroe nei panni dell'investigatore è sempre affascinante; l'atmosfera ricca di pathos costruita da Morrison rende il caso intrigante, ma il recupero di personaggi così datati farà la gioia soprattutto dei fan più esperti. Per chi invece non ha mai letto le storie originali in cui è apparso questo supergruppo, l'impressione potrebbe essere quella di ritrovare i Minuteman di Watchmen, ma con personaggi non caratterizzati a sufficienza, oppure di leggere un crossover di cui non si conoscono i protagonisti, perdendo così buona parte del fascino dell'operazione.

La seconda parte del volume è più avvincente e ci mostra il Cavaliere Oscuro alle prese con un emulo che sembra riprendere la versione delle origini del supereroe; la trama riprende l'omicidio dei coniugi Wayne, mette in difficoltà Jim Gordon, fa affrontare una missione a Robin e Nightwing... Sono molti gli elementi che l'autore mette sul tavolo, ma ne vedremo tirare le fila solo in futuro; sono questi infatti episodi di costruzione con i quali Morrison prepara i grandi sconvolgimenti che ha in mente per Batman R.I.P., che per omogeneità speriamo di poter vedere nei futuri volumi della collana Eaglemoss.

Il meglio di sé lo sceneggiatore americano continua a darlo nelle scene "in borghese" di Bruce Wayne, nelle poche pagine ambientate attorno a un tavolo durante un appuntamento in cui il miliardario si difende dalla sua sospettosa nuova fiamma Jezebel Jet; così come già avvenuto nel volume precedente, fa piacere vedere un autore dedicarsi a ciò che si cela dietro alla maschera e alla sceneggiata dell'affascinante magnate, un elemento di Batman ormai trascurato dai più.

Dopo Batman e figlio, il secondo volume della collezione da edicola Eaglemoss propone storie forse di minor impatto rispetto al primo, soprattutto per il lettore casuale; questa proposta forse non è la più adatta per convincere un curioso a restare a bordo della collana dopo la prima uscita a prezzo promozionale, laddove gli albi autoconclusivi di altri personaggi avrebbe potuto fornire da subito una panoramica più varia sull'Universo DC.

Lascia ancora qualche perplessità il vincolo della foliazione, che nel primo volume aveva escluso due degli episodi più interessanti; qui, invece, per raggiungere il numero di pagine fisso, dopo le storie a fumetti troviamo una gallery con quattordici copertine della serie, alcune delle quali anche di albi non contenuti nel volume.

Continua a leggere su BadTaste