Day Shift - A caccia di vampiri, la recensione

Proponendo una trama consapevolmente derivativa, Day Shift si avvale di personaggi e situazioni divertenti, intrattenendo il giusto

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La nostra recensione di Day Shift - A caccia di vampiri, dal 12 agosto su Netflix

Non c'è nulla di veramente originale, in Day Shift - A caccia di vampiri. Non lo è la sua dimensione da buddy movie poliziesco tra un agente scafato e una giovane "recluta". Non lo è quella da commedia horror, con al centro feroci vampiri da abbattere, metafora dei reietti della società. Né infine le parabole a cui vanno incontro i protagonisti, lampanti fin dall'inizio. Date queste premesse, è allora una piacevole sorpresa come il film risulti comunque divertente e intrattenente, riuscendo a indovinare alcuni elementi chiave per la sua riuscita.

Day Shift vede come protagonista Jamie Foxx nei panni di Bud Jablonski, uomo che vive cacciando in solitaria i vampiri presenti nella sua città, Los Angeles. Tiene però segreta la sua occupazione alla figlia e alla moglie, da cui è separato, e a cui, facendo fatica a arrivare a fine mese, sembra un pessimo marito e padre. Quando viene a sapere che la madre vuole trasferirsi con la bambina in Florida, decide di impegnarsi, in soli sette giorni, a trovare i soldi necessari per pagare la retta della costosa scuola locale e poter restare vicino a loro due. Si rivolge così all'Unione, la società da cui era stato cacciato a causa dei suoi metodi poco ortodossi. Rimesso in servizio, gli viene affidato il turno di giorno (il day shift del titolo) per la caccia ai succhiasangue e, come spalla, il giovane Seth (Dave Franco), che, abituato a lavorare in ufficio, si ritrova all'improvviso "sul campo".

Nella Los Angeles in cui si muovono i protagonisti i vampiri si dividono in cinque categorie, chiara metafora delle varie etnie di immigrati presenti negli Stati Uniti. Gli afroamericani lavorano come schiavi o spacciano droga, i bianchi cercano invece la rivalsa nella società attraverso la speculazione edilizia. Coordinate a sfondo politico che però il film lascia volutamente come semplice cornice, perché interessato soprattutto alla dimensione farsesca delle sue vicende. Alla regia troviamo l'esordiente J. J. Perry, stuntman con alle spalle una lunghissima carriera (tra i tanti titoli, John Wick, il cui co-regista, Chad Stahelski, è qui produttore). Evidente dunque l'attenzione e l'abilità nel maneggiare le scene d'azione, che qui sono tutte virate all'iperbole comica e allo slapstick, alla violenza estrema ma sempre kitsch, a momenti gore depurati di qualsiasi carica spaventosa, tra arti e teste mozzate senza pietà. In questo tripudio, il rischio della saturazione è sempre dietro l'angolo, ma il film lo evita, intervallandolo con la commedia poliziesca.

Parte consistente della trama è infatti legato al rapporto tra Jamie Foxx e Dave Franco. Il primo è quello che vuole portare avanti il suo lavoro ad ogni costo, facendosi beffe di regole e convenzioni perché "se avessimo seguito la procedura a quest'ora saremmo già morti". Il secondo è invece il novellino tutto imbranato e goffo, ligio al dovere, che ben presto imparerà a farsi strada. Potendo contare sull'ottimo affiatamento tra i due attori, il film azzecca momenti divertenti e singole battute che nascono dalla collisione tra due visioni del mondo quanto più lontane. Così come si avvale di riusciti personaggi di contorno (tra cui Snoop Dog, nei panni di un "cowboy nero", e la figlia del protagonista, ignara di quello che le sta accadendo intorno quando si ritroverà suo malgrado coinvolta nelle vicende del padre). Nel susseguirsi di scene d'azione e siparietti comici, Day Shift dunque, nonostante il suo minutaggio sia di quasi due ore, non stanca e, pur senza sorprendere, si lascia guardare con piacere.

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