Davvero 7: La fine e l'inizio, la recensione

Con il settimo numero di Davvero, Paola Barbato conclude la storia di Martina

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Davvero 1

A Lucca Comics & Games 2011 non era difficile imbattersi in post-it con la scritta "Davvero", appesi in giro per la cittadina toscana. Si trattava di un'originale campagna di guerrilla marketing per promuovere un atipico webcomic creato da Paola Barbato. La sceneggiatrice, fino a quel momento nota soprattutto per racconti di genere, stava tentando un esperimento editoriale volto a riempire un vuoto nel mercato fumettistico italiano: perché non si sono mai viste serie regolari che raccontassero la vita quotidiana di un adolescente? In Giappone hanno shojo manga e slice of life, ma in Occidente gli albi destinati a un pubblico adulto sembrano concentrarsi soprattutto su combattimenti, casi da risolvere e nemici da sconfiggere. Il fumetto digitale venne promosso da un sito che stimolava la partecipazione dei lettori, oltre che da profili sui social dedicati ai vari personaggi. L'accoglienza fu talmente calorosa da permettere rapidamente la "promozione" del webcomic ad albo cartaceo da edicola.

La protagonista, Martina, è una ragazza viziata, cacciata di casa dal padre con una somma di denaro per proseguire la sua vita; nel corso degli episodi seguivamo il suo goffo approccio a questa indipendenza forzata, con la gestione dei soldi rimasti e l'incontro di nuove amicizie e diversi coinquilini nelle varie città dove la portava il suo vagabondare.

Davvero è un romanzo di formazione a fumetti realistico e lontano dalla "perfezione" di altre tipologie di storie. Martina non è una figura che cerca l'immedesimazione del lettore, tanto da arrivare a risultare antipatica ed eccessivamente ingenua. Dopo sei numeri, purtroppo, la testata chiuse, dimostrando che il pubblico dell'epoca non era interessato a un prodotto di questo tipo, almeno non abbastanza da mantenere l'albo in edicola. Se un esperimento simile venisse lanciato ora, avrebbe un destino differente? Se al posto delle edicole si fosse puntato al mercato delle fumetterie? E se invece di un racconto seriale fosse stata realizzata una graphic novel autoconclusiva?

Davvero 2

Sono domande che non troveranno mai risposta. Allo stesso modo, i lettori di Davvero erano convinti che non avrebbero mai conosciuto il destino della protagonista. Questo fino a pochi mesi fa, quando la Barbato ha deciso di realizzare un settimo albo in grado di concludere la vicenda, richiamando alle armi tutti i disegnatori che avevano contribuito ai primi sei numeri. In questi anni molti di loro sono diventati artisti affermati, ma evidentemente hanno deciso di manifestare il loro affetto per il progetto attraverso un'ultima incursione nella vita di Martina.

La trama riprende là dove si era interrotta, con la ragazza segnata da alcuni tradimenti e molti dubbi in merito a quali persone farebbe meglio a frequentare. Tra inaspettati ritorni e possibili nuove strade, Martina arriva addirittura a confrontarsi con il mondo dello spettacolo, dove l'immagine è tutto e le menzogne a cui si è abituata negli ultimi mesi un'arma affilata, che però ben presto impara a utilizzare. Gli eventi si sviluppano in un modo che permette a Davvero di raccontare, più di quanto non avesse già fatto in precedenza, l'attualità e le ambizioni di una generazione; si percepisce però una compressione causata dall'evidente integrazione in questo albo di una conclusione che si sarebbe dovuta dipanare su più episodi.

Proprio con quei post-it che avevano caratterizzato il lancio della serie, la copertina di La fine e l'inizio decide di celebrare i disegnatori della storia: tanti stili, tante interpretazioni di quei personaggi e quel mondo si susseguono in un centinaio di pagine, riuscendo a sfoggiare l'identità di ciascun autore e al contempo mantenere una coerenza interna all'albo, anche grazie alla supervisione e al coordinamento di Matteo Bussola.

E ora? In qualche modo, l'odissea dell'indipendente Martina si è conclusa, e speriamo di poter vedere più spesso storie di questo tipo. Forse non in un contenitore seriale, dato che ormai è in libreria che i fumetti stanno trovando una vetrina, per quanto sperimentali possano essere.

Continua a leggere su BadTaste