Darth Vader #1, la recensione - Articolo del 7 febbraio 2020 - 278296
Darth Vader è gestito con bravura e rispetto in questa nuova serie, che sembra voler intraprendere un cammino più crepuscolare e introspettivo delle precedenti
Come per tutti i rilanci delle testate regolari di Star Wars, anche Darth Vader compie un salto temporale, passando dall’interludio che separava Una nuova speranza e L’Impero colpisce ancora a quello che separa quest’ultimo dal venturo Il ritorno dello Jedi. Vediamo quindi tutti i personaggi e le organizzazioni di quella galassia lontana lontana reagire e adattarsi agli eventi di Episodio V. E qui scatta il primo parallelismo.
Il faccia a faccia con il figlio Luke e la seguente rivelazione (e il rifiuto a convertirsi) hanno smosso parecchie certezze nell’anima del Jedi caduto, che paradossalmente dimentica di avere un impero da governare e si concentra esclusivamente sui suoi neonati dilemmi personali, delegando la supervisione della flotta e ignorando – è forse una prima volta – le richieste di rapporto che gli giungono dall’Imperatore.
Proprio come la testata gemella, Darth Vader funge da contraltare al ciclo di storie precedenti, quello firmato da Kieron Gillen e Salvador Larroca. In questo caso, la situazione è ironicamente capovolta e diametralmente opposta: se nel titolo precedente avevamo un Vader caduto in disgrazia a livello gerarchico e di comando, ma più lucido ed efficace che mai a livello spirituale, ben determinato a “riprendersi tutto quello che è suo”, stavolta tutto funziona alla rovescia: il suo dominio e il suo controllo sulle forze Imperiali è assoluto e incontrastato, ma è lui stesso a non funzionare più in modo ottimale a livello spirituale.
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Oltre che a rispettare una tacita legge del contrappasso e il gioco di rime e ritornelli di cui si parlava all’inizio, è anche un modo per proporre una narrativa di taglio diverso anziché un more of the same di quanto già visto nel ciclo di Gillen.
Ne fa un po’ le spese l’aspetto più maestoso e bellico del personaggio (siamo abituati a vederlo impegnato in sfide e combattimenti titanici). Il combattimento con una ciurma di pirati nei deserti di Tatooine ci regala un contentino, da questo punto di vista, ma sembra quasi “dovuto”, giusto per includere almeno una scena d’azione: gestito visivamente in modo efficace, ma ha ben poco da offrire nel succo.
Resta poi da definire il colpo di scena finale, che non descriviamo nel dettaglio (ma potete leggere qui di cosa si tratta, se non vi spaventano gli spoiler) che va forse inteso come manifesto programmatico dei numeri futuri, vale a dire un viaggio oscuro soprattutto nei dubbi e nei tormenti interiori dell’Oscuro Signore a discapito di una dimensione più d’azione e guerresca, anche se non è detto che gli episodi futuri non riescano a riequilibrare il tutto da questo punto di vista.
In conclusione: i fan di Lord Vader potranno dirsi soddisfatti: il personaggio è trattato con bravura e rispetto dagli autori. Le strade che la serie vuole intraprendere sembrano essere più crepuscolari e introspettive rispetto al solito, forse allo scopo di aprire meglio la strada a quella che sarà la fase finale e più “titubante” del personaggio, vista in Episodio VI, ma è ancora presto per giudicare un arco narrativo che forse può rivelarsi più poliedrico di quanto questo primo numero non lasci presagire.
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