Darkwood, terrore e tensione anche su console – Recensione

Dopo il successo su PC, il survival di Acid Wizard Studio convince anche su console: la recensione di Darkwood

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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A poco meno di due anni esatti dall’esordio su PC, via Steam, il disturbante Darkwood ha ben deciso di fare una capatina su console, determinato a sconvolgere gli utenti di PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch, versione che abbiamo avuto il piacere di provare in prima persona, scoprendo come formula e ritmo di gioco, ben si sposi con la natura ibrida della piattaforma della Grande N.

A ben vedere, la creatura di Acid Wizard Studio eredita di sana pianta un canovaccio ormai arcinoto e lo sposa completamente, limitandosi ad imprimere la propria personalissima firma in una direzione artistica quando mai oscura.

C’è il protagonista senza nome, né memoria. C’è un mistero da svelare. C’è un cast di comparse psicologicamente instabili, che sopravvivono, come possono, in un mondo, in una foresta per essere più precisi, infestato da creature assassine della cui provenienza non si sa assolutamente nulla.

[caption id="attachment_196166" align="aligncenter" width="1000"]Darkwood screenshot Darkwood propone tre diversi livelli di difficoltà. Normale prevede un respawn infinito al costo di alcune delle risorse accumulate per ogni game over. Difficile impone un numero massimo di vite. Incubo, invece, prevede la permadeath[/caption]

La trama tocca tutti i cliché possibili, non abbandonando mai il sentiero tracciato da molti altri congeneri, soprattutto in termini di conduzione, stile, strategie narrative utilizzate. Alcuni dialoghi comportano scelte, scelte che hanno profonde ripercussioni sul finale, ma nonostante questo guizzo non c’è alcun elemento fuori posto, né realmente originale.

"Ne viene fuori un gameplay scandito da una costante sensazione di urgenza"Eppure, la trama fa da sfondo al survival è sufficientemente solida ed enigmatica da infondere il giusto quantitativo di curiosità nell’utente. Nonostante certi personaggi fin troppo ermetici, nonostante certi dialoghi fin troppo criptici, nonostante una tendenza fin troppo esplicita di assecondare i più recenti trend per quanto concerne l’impostazione narrativa di un certo tipo d’esperienze, dare una spiegazione ai numerosi misteri che rendono inizialmente tutto così poco chiaro è una motivazione sufficientemente salda per scendere a compromessi con un gameplay volutamente ed espressamente rigido, poco permissivo, votato a mettere in difficoltà l’utente in molteplici modi.

I movimenti dell’avatar, tanto per cominciare, sono legnosi, limitati anche e soprattutto da un cono visivo quasi ridicolo, che impedisce al nostro di avere una perfetta e corretta visione delle tante minacce che lo circondano.

Il ciclo giorno/notte non ha fini esclusivamente estetici. Nell’oscurità, difatti, si viene mortalmente braccati da ignote creature, inevitabile ostacolo che vi costringerà a trovare riparo all’interno di un edificio che dovrà essere sufficientemente solido, dotato di energia elettrica, equipaggiato di un forno grazie al quale produrre una sostanza utile a tenere a debita distanza le sopracitate presenze maligne.

Servono specifici materiali insomma, materie prime che vanno ovviamente recuperate di giorno, ore di luce in cui non mancano comunque pericoli, tra trappole, animali selvatici e sinistri incontri con altri sopravvissuti che non è detto siano lieti di fare la vostra conoscenza.

Ne viene fuori un gameplay scandito da una costante sensazione di urgenza, vista la rapidità con cui si consuma il giorno e la relativa lentezza con cui passano le notti, asserragliati in un nascondiglio che non fornisce mai la sicurezza matematica di sopravvivere alle offensive nemiche.

[caption id="attachment_196167" align="aligncenter" width="1000"]Darkwood screenshot Su PC la gestione della mira per le armi da distanza e soprattutto dell’inventario era enormemente facilitata dall’uso di mouse e tastiera. Su console, tra analogici e pulsanti, compiere certe azioni diventa un’ulteriore difficoltà di cui tenere conto[/caption]

Darkwood è insomma un gioco per pochi eletti, amanti del genere che sapranno e vorranno scendere a compromessi con un gameplay, ma anche con una trama, estremamente pretenzioso. Serve applicazione continua, capacità di districarsi tra mille ostacoli, nervi saldissimi.

Anche l’art design, minimalista a sporcato da un filtro molto pesante, potrebbe far storcere il naso a molti, ma sa toccare, al tempo stesso, le giuste corde emotive di chi è in cerca di un’avventura dai toni oscuri e disturbanti.

Morire, dover ricominciare da capo, vedersi andare in fumo una strategia finemente pianificata è la norma, una costante che scoraggerà i tanti che non hanno mai visto di buon occhio il genere dei survival. In questo senso, Darkwood è un autentico manuale del genere, fedele a certi precetti fino a diventare quasi stucchevole, derivativo, tutt’altro che originale.

Eppure il meccanismo è così ben oliato che tutto funziona al meglio. Non certamente il migliore dei survival, soprattutto visto che il control scheme su console, in assenza di mouse e tastiera, soffre un po’, ma certamente un notevole rappresentante del genere, che non mancherà di fare la gioia dei fan.

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