Into Darkness - Star Trek: An IMAX 3D Experience, la recensione

Abbiamo visto Into Darkness - Star Trek, l'atteso film di J.J. Abrams sequel del fortunato reboot del 2009, in IMAX 3D a Londra: ecco la nostra recensione!

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Tanto vale fare subito un mea culpa: chi scrive era fra quelli che nel reboot di Star Trek del 2009 non ci credevano. Troppi anni, troppa continuity, troppo tutto, il capitano Kirk era un personaggio figlio di un'altra epoca, più ingenua forse, ma di certo molto più ottimista.

E invece J.J. Abrams riuscì nell'impresa: Star Trek non era solo grandissimo intrattenimento, ma riusciva in maniera molto elegante a scrollarsi di dosso roba tipo i cloni di Nemesis o gli obbrobri dei primi episodi (ricordate i fasatori di Star Trek II, vero?). Into Darkness porta avanti l'opera, portando la saga in territori molto diversi da quelli classici, davvero un salto nel buio, verso luoghi molto diversi da quelli della fantascienza classica.

Se il primo film seguiva i canoni del romanzo di formazione americano, con l'eroe "suo malgrado" costretto a scoprire la parte migliore di se, Into Darkness ci presenta personaggi molto meno monodimensionali, perennemente costretti fra i "regolamenti" e la morale. Abrams è un figlio degli anni ottanta e, da vorace consumatore di entertainment, ha una coscienza cristallina dei malanni moderni; non a caso il nemico smette di venire "dall'esterno" ma diventa un male che ci siamo allevati in casa, convinti di poterlo dominare, senza però mai comprenderlo fino in fondo.

Gli antagonisti del film, nessuno di loro, sono vicini a quello che potremmo chiamare un "cattivo": ognuno si muove per motivazioni a loro modo nobili e Abrams è bravissimo a tenere lo spettatore incollato allo schermo per due ore e mezza senza farci mai capire, se non nei minuti finali, per chi dobbiamo parteggiare. Insieme a Kirk e Spock, anche noi finiamo catapultati nel buio, in situazioni ambigue e, per questo, ancora più pericolose.

Libero dai lacci che ogni episodio uno porta con se, finalmente il regista ha potuto dare libero sfogo alla sua personale visione del mondo creato da Gene Roddenberry e l'ha fatto spogliando di ogni sacralità l'emblema stesso della saga: l'Enterprise. In Into Darkness le astronavi vengono distrutte, rotte, colpite, rese malfunzionanti. Laddove Star Trek era un inno all'illuminismo dell'era spaziale, Abrams sceglie la via della destrutturazione, una dote che - ne siamo certi - gli verrà molto comoda lavorando sull'estetica rottamata di Guerre Stellari.

Into Darkness, dunque, fa tutto quello che si può chiedere a un seguito, portando il brand a una maturità che, sinceramente, nessuno si sarebbe mai aspettato e, in aggiunta, regala due ore e mezza di spettacolo duro e puro. Se il cinema dev'essere prima di tutto sense of wonder, Into Darkness ne è uno degli esempi migliori.

P. S: abbiamo avuto la fortuna di vedere il film proiettato in pellicola 70mm presso il BFI IMAX di Londra (una ampia percentuale del film è stata girata in IMAX). Per citare il nostro collega Andrea Bedeschi, abbiamo cercato di sbattere le palpebre il meno possibile allo scopo di non perderci neppure un fotogramma. La conversione 3D, nonostante alcune perplessità iniziali, rende perfettamente e, la maggiore luminosità dell'IMAX rende giustizia all'ottima lavoro fatto in termini di stereoscopia. Se abitate nei dintorni di Londra o avete a disposizione una sala IMAX nelle vicinanze vi invitiamo a prenderla seriamente in considerazione.

 

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