Daredevil di Frank Miller 1, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo numero della collana Daredevil di Frank Miller
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Segnaliamo un nuovo esordio in casa Panini Comics nella neonata linea Marvel Integrale: dopo aver (ri)letto le primissime storie della Seconda Genesi mutante sulle pagine di X-Men di Chris Claremont, questa volta tocca a quelle di Frank Miller dedicate a Matt Murdock, l’avvocato cieco che difende Hell's Kitchen nei panni di Daredevil. Lo scorso 31 gennaio, la casa editrice modenese ha pubblicato il primo brossurato della collana pocket Daredevil di Frank Miller, che raccoglie i primi episodi firmati dall’autore nativo del Maryland.
Sulle pagine di Un errore mortale, prima storia a vantare i disegni di Miller, il Cornetto se la deve vedere con il Seminatore di Morte, villain dall’aura mistica deciso a eliminarlo e mettere le mani su New York. I toni dark del racconto di McKenzie diverranno uno degli l’elemento cardine del ciclo milleriano. Anche nelle successive Nelle mani di Bullseye e Sfidare il diavolo, lo scrittore statunitense indirizza la serie verso atmosfere urbane dal taglio noir, smarcandosi di fatto da quelle propriamente supereroistiche e dai toni scanzonati delle origini.
Sebbene ancora lontani dalle vette raggiunte in seguito, non possiamo esimerci dalla rilettura di queste piacevoli storie che hanno fatto da "rodaggio" per il creatore di Sin City e 300, andando a familiarizzare con il personaggio e sviluppando progressivamente il suo storytelling, qui ancora abbastanza canonico. Queste avventure sono inoltre servite all’artista americano per affinare l’intesa con l’inchiostratore Klaus Janson, generando un sodalizio artistico che avrebbe portato alla nascita di pietre miliari della Nona Arte e che dura ancora oggi.
Se per vedere in azione Elektra, Stick e la Mano si dovrà attendere ancora qualche tempo, lo stile inconfondibile di Miller emerge già da queste pagine. Per quanto acerbo, il tratto dell'artista è già riconoscibile nella plastica potenza dei soggetti e nei suggestivi primi piani. Le atmosfere cupe e i giochi di luce risultano poi ottimali per rendere al meglio il taglio noir della serie e conferire un fascino magnetico e inedito, per l'epoca, al protagonista.
Purtroppo, il formato ridotto con il quale Panini presenta questo storico ciclo non riesce a valorizzare tutto ciò; a risentire della riduzione di scala sono soprattutto le chine di Janson, che risultano pastose e appesantiscono oltremodo la lettura. Se X-Men di Chris Claremont non presentava questa problematica, grazie alla pulizia del tratto di Dave Cockrum, le peculiarità di Miller e del suo fido inchiostratore vengono eccessivamente penalizzate.
Non possiamo che consigliarvi di recuperare questa pietra miliare del Fumetto in versioni più appropriate - ad esempio il volume Marvel Omnibus dedicato - grazie alle quali seguire e appassionarsi all’evoluzione di uno dei più grandi Maestri del medium.