Daredevil Collection vol. 3 - Wilson Fisk: Kingpin, la recensione

Abbiamo recensito per voi il terzo volume della Daredevil Collection, che raccoglie integralmente la miniserie Wilson Fisk: Kingpin di Bruce Jones, Sean Phillips e Klaus Janson

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Il terzo volume della collana Daredevil Collection edita da Panini Comics ci propone una delle storie più adulte, senza filtri e politicamente scorrette prodotte dalla Marvel in questo primo scorcio di XXI secolo. Si tratta di Wilson Fisk: Kingpin, miniserie in sette parti, scritta da Bruce Jones e illustrata da Sean Phillips e Klaus Janson. Paradossalmente, nel terzo numero di questa raccolta delle storie più memorabili dedicate a Matt Murdock, Daredevil è assente: questo elemento però non rende la storia presa in esame meno pregevole e interessante delle prime due proposte, vale a dire L'Uomo Senza Paura e Il Diavolo Custode (trovate le nostre recensioni rispettivamente QUI e QUI).

Anzi, come suggerito sin dal titolo, Wilson Fisk: Kingpin ci propone un affresco moderno e coerente di uno dei villain più carismatici e unici dell'intero Universo Marvel: Kingpin, lo zar del crimine, il "Big Boss" della malavita di New York, nemico giurato di Spider-Man prima e Daredevil poi, splendidamente interpretato dall'attore Vincent D'Onofrio nella serie TV Marvel/Netflix dedicata al Diavolo di Hell's Kitchen.

Proprio Hell's Kitchen è il quartiere di origine del giovane Wilson Fisk, un individuo nato in condizioni piuttosto disagiate che, spinto da una "visione" da vero leader e da un intelletto ben al di sopra della media (nonché di una forza fisica e abilità di combattimento straordinarie), decide di provare ad accorpare tutte le varie gang presenti sul territorio newyorkese, creando un unico grande gruppo criminale che possa controllare i vari racket della malavita con coerenza e disciplina, dotandosi anche di un certo (e discutibile) codice di regole intestino, che possa evitare che, per esempio, i giovani più sfortunati e indigenti della Grande Mela possano cadere vittime della droga.

La storia di Wilson Fisk: Kingpin si apre dandoci una panoramica di un mondo nel quale il sottobosco criminale viene controllato da diversi "capi", ognuno vertice di una piramide verticale di comando, spesso a "conduzione familiare", ognuno con una sua precisa zona operativa, ognuno con connessioni segrete al mondo della politica: ci sono gli italiani, gli irlandesi, gli afro-americani, in uno scenario molto simile a quello dei grandi classici cinematografici di quel genere che ha reso grande, per esempio, il regista Martin Scorsese.

Improvvisamente, però, un giovane arrembante e corpulento, decide di cambiare le variabili di un'equazione oramai evidentemente anacronistica, facendosi spazio nella criminalità organizzata con grande acume tattico: partendo dal basso, infatti, il giovane Fisk riesce a unire piano piano sempre più gang, in una scalata al potere che appare irrefrenabile. A poco a poco, quello che un giorno sarà appellato con reverenza come Kingpin, riesce a tessere una fitta rete attorno a lui, costruita con violenza ma anche con raffinata intelligenza, arrivando a divenire il capo unico e indiscusso della malavita di New York. In tutto questo, assistiamo anche ai primi confronti tra Fisk e il giovane Peter Parker, uno Spider-Man ancora inesperto e alla prime armi che sarà suo malgrado utilizzato anche lui come pedina di un piano perfetto.

Ai testi, Bruce Jones è incredibilmente capace di costruire una storia dotata di una trama estremamente stratificata, con moltissime sotto-trame e personaggi che si muovono ognuno in maniera apparentemente indipendente, per poi convergere in uno splendido mosaico unico. Wilson Fisk: Kingpin è un fumetto adulto, amaro, nel quale il lieto fine non è componente essenziale e i personaggi finiscono spesso per abbandonare la scena in senso orizzontale, con protagonista un character incredibilmente affascinante e spettacolare, in grado di prevedere ogni singola potenziale variabile del suo piano, e così risolverla a suo favore, grazie a un intelletto sopraffino. Jones è in grado di creare un universo narrativo estremamente realistico, facendo tesoro anche della vera Storia criminale che ha tinto di rosso la cronaca della Grande Mela per anni, dando vita a un intrigo estremamente complesso, rendendolo però perfettamente comprensibile e fruibile per qualsiasi lettore.

A dare grande fascino e ulteriore crudezza alla miniserie contribuiscono di certo le meravigliose tavole di Phillips e Janson, i quali sono in grado di infondere vita tanto ai personaggi quanto alle location della storia con uno stile senza tempo e dal retrogusto vintage, caratterizzato da un tratto deciso e talvolta sgraziato, sacrificando parzialmente il realismo in favore di una linea più stilizzata ma anche estremamente adatta a una storia di questo genere. Le figure che si muovono nella storia, il protagonista su tutti, sono quelle di personaggi senza mezze misure, induriti e incattiviti da un mondo nel quale vige più che mai la leggere del "pesce più grosso": basti guardare ai volti dei character che si avvicendano nella storia per rendersi conto di quanto il crimine non permetta mezze misure. A fare da contraltare a questo mondo vi è proprio la figura di Spider-Man, più aggraziata ed elegante, con una maggiore armonia anatomica, che risalta maggiormente all'occhio del lettore anche grazie al forte contrasto cromatico che lo differenzia dagli altri: calzamaglia rossa e blu contro neri, grigi, marroni che pregnano la scena. Lo storytelling, infine, è estremamente regolare, con la suddivisione della pagina in vignette sostanzialmente di egual dimensione (con qualche sensata eccezione), cosa che rende la storia decisamente fluida e dal taglio quasi cinematografico.

In conclusione, Wilson Fisk: Kingpin è davvero una storia imprescindibile per tutti coloro che stanno irrimediabilmente subendo il fascino di Daredevil e dei personaggi urbani Marvel, perché risponde al classico "take a walk on the wild side" di un mondo estremamente pittoresco, iconico e sfaccettato.

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