Daredevil Collection vol. 2: Il Diavolo Custode, la recensione

Abbiamo recensito per voi il secondo volume della collana Daredevil Collection: si tratta de Il Diavolo Custode, di Kevin Smith e Joe Quesada

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Probabilmente esiste qualcosa insita al personaggio di Daredevil che si lega indissolubilmente all'anima di chi lo incontra, siano questi autori o semplici lettori. Si tratta di qualcosa di misterioso, di oscuro e luminoso allo stesso tempo. Qualcosa che è assai arduo definire a parole, anche per chi fa dello scrivere il proprio mestiere. Ma "questa cosa" c'è, esiste, e la si ritrova ogni qual volta ci si imbatte in certe storie, storie che hanno fatto la storia, storie che risvegliano quell'immortale legame empatico che ci permette di immergerci e riconoscere noi stessi nei panni di Matt Murdock.

Matt Murdock, avvocato difensore di successo di giorno, e vigilante e giudice fra le tenebre. Matt Murdock, il quale, per salvare la vita di uno sconosciuto, venne privato della vista quando era solo un ragazzino, ricevendo come dono (o come maledizione) il potenziamento dei sensi superstiti, oltre che a un ulteriore "senso radar". Matt Murdock, che è cresciuto senza una madre e ha visto suo padre assassinato brutalmente. Matt Murdock, un uomo in grado di amare (e odiare) come pochi, e condannato a perdere tragicamente ogni suo amore. Matt Murdock, un uomo di fede, un uomo di Dio, che ha scelto il diavolo come simbolo. Matt Murdock, il cui cuore è pieno di furente rabbia, una rabbia che lo fa sentire costantemente un peccatore, perché ontologicamente antitetica a quella fede cristiana marchiata nella sua anima.

Come detto poco su, ci sono storie il cui potere è grande, e imperituro. Storie che si possono leggere a distanza di decadi, ma che riusciranno sempre a smuovere delle corde nascoste all'interno del nostro cuore, emozionandoci sempre, e sempre di più.

Una di queste storie è senza dubbio alcuno Il Diavolo Custode (Guardian Devil), arco narrativo andato in scena sulla serie Daredevil lanciata nei tardi anni '90, in quel rilancio editoriale Marvel Comics che prese il titolo di Marvel Knights. Un'opera entrata di diritto nella leggenda, firmata dal regista Kevin Smith (Clerks, Tusk, Dogma) e da un celeberrimo artista quale è Joe Quesada.

La trama vede Matt Murdock, già piegato dall'abbandono subito da parte della sua fidanzata Karen Page, trovarsi nolentemente invischiato in una torbida vicenda, densa di dramma e mistero. Proprio Hell's Kitchen, infatti, sembra essere stato il luogo designato per il "Secondo Avvento" profetizzato dai testi sacri cristiani: un'immacolata concezione ha dato vita a un bambino, il quale diventerà ben presto preda ambita di una misteriosa organizzazione, i cui vertici sostengono che il neonato sia destinato a portare l'Apocalisse sulla Terra. Proprio Daredevil sarà scelto per divenire il "diavolo custode" del pargolo, cosa che lo obbligherà a entrare in una spirale di eventi che lo porteranno a dubitare della sua fede e della sua stessa sanità mentale. In quella che sembra essere un'intricata e infinita partita a scacchi, nella quale chi sbaglia una mossa paga col sangue, il protagonista dovrà cercare di scoprire scomode verità. Nel corso delle vicissitudini narrate ne Il Diavolo Custode, andrà in scena anche l'ennesimo duello tra Daredevil e uno dei suoi più mortiferi nemici, Bullseye: il risultato di questa battaglia, e non è uno spoiler dato che questo evento viene ripreso dalla stessa copertina del volume, sarà la morte della stessa Karen, inconsapevole vittima delle macchinazioni dell'insospettabile villain che muove i fili di questa tragedia.

Quello che Kevin Smith è riuscito a ideare e scrivere, quando chiamato a cimentarsi sul medium fumettistico, è una storia originale e dotata di una carica emozionale che raramente si manifesta. I testi de Il Diavolo Custode sono frizzanti e coinvolgenti, sinceri e partecipati, grazie a un ritmo costante e dinamico, una carrellata di apparizioni eccellenti (che testimoniamo la profonda e rispettosa conoscenza dell'Universo Marvel da parte di Smith), e un gustoso condimento a base di bombe e citazioni di cultura pop, specie cinematografica (da un regista capace, non ci si poteva aspettare niente di diverso).

Come si può parlare dell'arte di Joe Quesada senza risultare scontati e ripetere quello che è oramai marchiato a fuoco nella mente di ogni esperto lettore di fumetti? L'artista è uno di quelli che ha fatto la storia dei comics moderni, una vera e propria leggenda. Il suo stile, realista al punto giusto, ma anche dotato di un tratto ipercinetico e con venature "cartoony", è uno dei simboli immortali del fumetto degli anni '90. Ne Il Diavolo Custode, Quesada dimostra tutto il suo talento, oltre a un invidiabile stato di forma: lo storytelling dell'opera è dotato di una carica visiva che esalta il lettore, lo emoziona e lo commuove. La carica espressiva dei character, oltre alla loro potente fisicità, li dota di uno spessore fuori scala (oltre che di una sensualità non comune, per ciò che concerne i  personaggi femminili).

In soldoni, questo non è un semplice fumetto, ma una storia che è criminoso non leggere. E rileggere. E rileggere ancora. Non diteci poi che non vi avevamo avvisato.

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