Dangerous, la recensione
È talmente raffazzonato, macchiettistico e sgraziato questo Dangerous di David Hackl che sembra sia stato realizzato con un generatore automatico di film d’azione.
È talmente raffazzonato, macchiettistico e sgraziato questo Dangerous di David Hackl che sembra sia stato realizzato con un generatore automatico di film d’azione. I cliché e gli spunti tipici del genere action quali il protagonista violento e problematico, la trama di redenzione, il mistero di un passato da risolvere e, ovviamente, i momenti di combattimento, sono infatti tutti elementi che vengono qui accostati tra loro ma che non vengono mai intrecciati con motivazioni razionali e/o comprensibili. Dangerous risulta così irrimediabilmente pretestuoso, involontariamente comico, ed essendo inoltre anche registicamente amatoriale e goffo rimane praticamente aggrappato sull’unica cosa decente che ha: la fotografia (che comunque è piuttosto piatta, ma almeno regge).
Se la storia non brilla certo per coerenza ad aiutarla non riesce nemmeno - e in nessuna misura - la regia. David Hackl si muove infatti con i piedi di piombo in ogni scena, inquadrando a sentimento i visi esagitati o inespressivi dei suoi attori e prospettive senza senso, in un susseguirsi claudicante di momenti che sfiorano spesso il comico involontario. In questo turbinio delirante dove tutto è lecito ma quasi niente ha una motivazione Scott Eastwood mantiene una durezza scultorea che quasi lo salva, eccetto rovinare poi tutto quando comincia a fare il “matto”.
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