Dampyr 222: Il suicidio di Aleister Crowley, la recensione
Abbiamo recensito per voi il suggestivo Dampyr 222: Il suicidio di Aleister Crowley
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Con Dampyr 222, uscito lo scorso 4 settembre, torna ai testi Mauro Boselli. La prima penna del Figlio del Diavolo confeziona un fumetto che riassume in un episodio autoconclusivo l'essenza della serie da lui creata insieme a Maurizio Colombo. L'albo in questione coniuga infatti Storia e Letteratura rielaborando la realtà con la fiction in un mix che rappresenta il marchio di fabbrica di Dampyr.
Grazie a questa nuova avventura di Harlan Draka e compagni, scopriamo che l'insigne poeta portoghese e il famoso occultista inglese si sono conosciuti in vita, uniti dal comune interesse per la magia e il sovrannaturale. Il suicidio di Aleister Crowley fornisce proprio una risposta, quella in lingua dampyriana, a un enigma tuttora irrisolto, ovvero l'affaire di Boca do Inferno, quando l'esoterista britannico inscenò la propria morte con l'aiuto dello stesso Pessoa.
Dal soggetto di Boselli - non avevamo dubbi - emerge una conoscenza ampia ed erudita di ogni argomento anche solo sfiorato, a testimonianza della nota, smisurata cultura dello scrittore milanese. Vi è per esempio il richiamo al catastrofico terremoto avvenuto nel 1755 a Lisbona, il quale colpì a tal punto il filosofo Voltaire da contribuire alla stesura del suo capolavoro Candido, o l'ottimismo. Non si possono dimenticare le citazione ai vari eteronomi che hanno contrassegnato da sempre la personalità enigmatica di Pessoa.
La trama sorretta da una sceneggiatura densa e incalzante, giocata su più piani temporali e dimensionali, fino all'elettrizzante epilogo finale, tiene il lettore con il naso incollato a ogni pagina del volume. Il suo irresistibile fascino è anche merito di un veterano del calibro di Michele Cropera.
Il segno dell'artista di Fidenza, immediatamente riconoscibile per il tratteggio e la personale spigolosità dello stile, sembra rievocare nella profondità delle sue tavole e della recitazione dei personaggi l'abisso sfuggente e informe a cui deve in qualche modo dare una rappresentazione; vi riesce in maniera strabiliante, con immagini potenti, fascinose e insieme repellenti, sublimate nella monumentale raffigurazione di Cthulhu.
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