Dampyr 219: Tutto per amore, la recensione
Abbiamo recensito per voi Dampyr 219: Tutto per amore, opera di Mauro Boselli e Corrado Roi
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Dopo aver rinserrato a fatica le mascelle spalancatesi sul finire di Danse Macabre, i lettori di Dampyr hanno dovuto pazientare un mese per conoscere il seguito degli sconvolgenti avvenimenti narrati e capire quale destino Mauro Boselli abbia riservato a Tesla. Il co-creatore ed editor del Figlio del Diavolo ha accontentato il proprio pubblico con il brossurato uscito in edicola lo scorso 5 giugno, dal titolo davvero evocativo Tutto per amore.
Boselli intreccia con il consueto mestiere e la sua invidiabile fantasia un’altra perla, incastonandola con sapienza in una continuity sempre più serrata e avvincente. Lo scrittore milanese riserva ai vari personaggi della sterminata saga di Dampyr, maggiori o minori che siano, una ragion d’essere precisa e un ruolo indispensabile all’interno delle sue trame. Ognuno di loro a turno viene richiamato in scena con la parsimonia e la genialità di un grande burattinaio, mosso con l’accortezza e la logica di un esperto campioni di scacchi.
Tutto per amore non si esaurisce però nell’ennesima straordinaria prova di Boselli, perché a firmarne l’arte è il “Signore delle ombre” Corrado Roi: chi meglio di lui avrebbe potuto rappresentare un affascinante Altrove perso nei meandri di un’altra dimensione, in bilico tra sogno, orrore e popolato da creature fantastiche e donne dalla bellezza sconvolgente ma pari alla loro ferocia? Il tratto soffice, onirico e vaporoso del maestro di Giaveno è semplicemente incantevole nel ricreare un’atmosfera sfuggente e nel catturare il sentire del protagonista.
Così Roi ci restituisce una Tesla irresistibile in tutte le sue sfumature, ampliando a dismisura tramite una straordinaria recitazione il suo complesso carattere: ci trasmette il dolore e la tensione di un monumentale Kurjak per le sorti della sua amata non-morta, e in quelle fattezze androgine incarna alla perfezione l’impenetrabile ambiguità di Samael.
L’ultima apparizione di Roi su un albo regolare di Dampyr risale esattamente a quattordici anni fa (Dampyr 51: Tre vecchie signore): dovremo aspettare altrettanto per poterlo rimirare nuovamente all’opera su questa testata, che pare essergli congeniale quanto l'abituale Dylan Dog? Ci auguriamo davvero di no.
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