Dampyr 214: Il giocattolaio, la recensione
Abbiamo recensito per voi Dampyr 214: Il giocattolaio, di Claudio Falco e Gino Vercelli
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il primo Dampyr dell'anno porta la firma dello sceneggiatore che si è ormai attestato come un veterano della serie: Claudio Falco. Dopo l'Albania e il Messico, gli ultimi due viaggi di Harlan Draka raccontatici dallo scrittore napoletano con La terra delle aquile (Speciale Dampyr 13, ottobre 2017) ed El día de los muertos (Dampyr 212, novembre 2017), tocca ora alla Germania.
Il locale in questione era un negozio di spaventosi gingilli in grado di animarsi, rapire e uccidere giovani innocenti. Il macabro rituale comincia improvvisamente a ripetersi ai giorni nostri. A giudicare dagli indizi, possono esserci i presupposti per ipotizzare l'attività di un Maestro della Notte, o quantomeno di un non-morto. Il protagonista, insieme a Kurjak e Tesla, decide senza esitazione di investigare. Lo attende una terribile verità e un'imprevedibile svolta che si riallaccia a due suoi formidabili nemici, uno legato al passato e l'altro al presente.
Il giocattolaio, introdotto da un'eloquente copertina di Enea Riboldi, è un fumetto tra i più cupi e angoscianti dell'intera serie (le vittime sono essenzialmente bambini) che assume in avvio i connotati di un'intrigante indagine noir per trasformarsi poi in una fantastica e rocambolesca avventura.
Perfetta l'impronta grafica conferita alla vicenda da Gino Vercelli, all'esordio su un albo del Figlio del Diavolo; i bonelliani di vecchia data che hanno imparato ad apprezzarlo su Martin Mystère e l'hanno seguito su Jonathan Steele e Nathan Never lo riscopriranno più graffiante e intenso che mai in queste tavole.
L'artista piemontese sfoggia un'interpretazione superba dell'antagonista che dà il titolo al brossurato e conferisce a ogni pagina una qualità del tratto eccellente, offrendo un variegato spettacolo di contenuti e tecnica. Di incredibile impatto il susseguirsi in ogni tavola di diverse inclinazioni di neri, a volte potenti e in altre patinati, distribuiti da un segno nitido o sfumato, deciso o appena accennato, ma sempre funzionale ed espressivo.