Dampyr 213: Capodanno celtico, la recensione

Capodanno celtico è un altro imperdibile episodio di Dampyr: vi spieghiamo perché.

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dampyr 213, anteprima 01

Dopo El día de los muertos, Dampyr propone una nuova avventura legata al Giorno dei Morti, questa volta alla versione europea, la festa di radice marcatamente gaelica nota come HalloweenSamhain o - come recita il titolo dell'albo - Capodanno celtico.

Ai testi troviamo Nicola Venanzetti, scrittore che ha esordito sulla serie regolare del Figlio del Diavolo pochi anni or sono (Dampyr 176: Oltre la soglia, del novembre 2014); ai disegni Nicola Genzianella, un veterano della testata. I due ci accompagnano in un viaggio terrificante e straordinario nell'estremo nord della Francia, nella fatata Bretagna, alla scoperta dei moderni culti neo-pagani e della figura mitologica dell'Ankou.

La lugubre personificazione della Morte del folclore bretone, immortalata nella copertina di Enea Riboldi, è tornata a mietere vittime. Harlan Draka e l'amico fraterno Emil Kurjak sono chiamati ad affrontare il misterioso e micidiale nemico, invocati nientemeno che da Araxe de Kercadio, splendida Maestra della Notte e magnetica comprimaria della saga.

Venanzetti offre un'ottima prova di narratore per quello che sembra a tutti gli effetti un episodio di passaggio, e che tuttavia rivela nei suoi risvolti un elemento inquietante, forse cruciale per il futuro di un personaggio chiave della testata. Lo scrittore marchigiano intesse una vicenda avvolgente e intrigante, in continuo bilico tra la meraviglia del passato medioevale dell'antica terra dei druidi e la più disincantata realtà odierna, quella di una clinica ospedaliera specializzata in malattie oncologiche.

Dampyr 213: Capodanno Celtico, anteprima 02

Capodanno celtico è un fumetto costruito su un soggetto originale e di sostanza, dotto ma senza fronzoli, come la sceneggiatura a cui dà luogo: i testi sono spigliati e scorrevoli, di sicuro impatto, confezionati con un ritmo e un taglio particolarmente cinematografici.

La qualità della resa finale è ovviamente da condividere con la forza espressiva che viene dalla mano esperta di Genzianella: l'artista milanese plasma nella magia dei suoi chiaroscuri le forme più imprevedibili, saltando con assoluta disinvoltura tra gli scenari e i dettagli di epoche completamente differenti.

Le sue ombre assumono la dolcezza e l'eleganza del velluto quando ci descrivono la bellezza di Araxe, ma sanno trasformarsi immediatamente nel loro opposto quando devono rappresentarne la vera Natura; il tratto immediatamente riconoscibile e la recitazione dei suoi personaggi sono capaci di catturare con estremo realismo la presenza angosciante e sfuggente dell'Ankou, così come quella toccante e concreta di un paziente terminale.

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