Dampyr 204: Bloodywood, la recensione
Abbiamo recensito per voi Dampyr 204: Bloodywood, di Giorgio Giusfredi e Michele Cropera
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
In quell'albo, Dampyr affrontò e uccise il Maestro della Notte Alexis Musuraka, famoso regista e produttore cinematografico con un'inquietante passione per il genere horror, solito vampirizzare e trasformare chirurgicamente le sue vittime per farle assomigliare ai miti di Hollywood.
Segnaliamo l'esordio sul mensile di Giorgio Giusfredi, cresciuto professionalmente al fianco dei due creatori del Figlio del Diavolo, Mauro Boselli e Maurizio Colombo; proprio insieme a quest'ultimo debuttò ufficialmente in Sergio Bonelli Editore con Zagor 589: Il signore dell'isola, disegnato dal compianto Maestro Gallieno Ferri.
L'ultima chicca della storia riguarda l'introduzione di un nuovo personaggio che - diamo per scontato - incontreremo ancora...
Bloodywood è, come avrete capito, un fumetto coinvolgente, con grande attenzione per il particolare e denso di omaggi. Siamo certi che Michele Cropera si sia divertito parecchio a realizzarlo con le sue matite, rievocando volti ormai archetipi dell'immaginario collettivo come Louise Brooks, Rodolfo Valentino, Humphrey Bogart, Stan Laurel, Oliver Hardy, una novellina Norma Jeane Baker - ovvero Marilyn Monroe - e molti altri ancora, per non dimenticare le citazioni al capolavoro fantascientifico del muto Metropolis (1927), di Fritz Lang, e a quello drammatico del primo periodo del sonoro, Il gran Gabbo (1929), di James Cruze.
Il tratto graffiante, ruvido e potente dell'artista emiliano - un veterano della collana, dotato di una straripante espressività e interpretazione - è stato capace di rendere al meglio l'ottima sceneggiatura di Giusfredi, che ha manifestato subito notevole personalità nell'offrirci alcune delle scene più crude e splatter dell'intera serie.