Dalle ceneri, la recensione

Seppur tratto da una storia vera, Dalle ceneri non è mera documentazione su fatti poco noti, ma un ottimo thriller che non lascia indenne nessun personaggio né lo spettatore

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La nostra recensione di Dalle ceneri, disponibile su Netflix

C'è il consueto cartello "Tratto da una storia vera" ad aprire Dalle ceneri, eppure, per una volta, quello che seguirà non sarà un film interessato semplicemente a porre l'attenzione su una vicenda poco nota. Tutt'altro: giunti alla fine, l'indicazione risulterà quasi superflua. In un liceo femminile di La Mecca, scoppia all'improvviso un incendio, dove muoiono 15 ragazze, tra cui Amira, studentessa modello e per questo malvista da alcune sue compagne. Il decesso di quest'ultima avviene però in condizioni misteriose: era stata infatti rinchiusa da qualcuno nel magazzino dove si trovava per prendere un libro.

La forza di Dalle ceneri sta soprattutto per come trascendere il suo debito coi fatti realmente accaduti, per costituirsi innanzitutto come prodotto di genere. L'incipit mostra la scuola chiusa appena dopo l'incidente per poi tornare al giorno prima, in un prologo che innesta così una notevole suspense. Occasione anche di approfondire i caratteri dei vari personaggi, con un occhio di riguardo soprattutto a tre studentesse che trasgrediscono le regole ferree dell'istituto e mettono in discussione l'autorità. La seconda parte racconta invece la lunga indagine interna volta a scoprire chi si cela dietro la morte di Amira. Una dinamica tipica della detective story ma in cui in questo caso a investigare non è una figura esterna, ma l'inflessibile preside del liceo, nonché madre della miglior amica di Amira. Da subito, i suoi sospetti vanno verso le tre studentesse ribelli, che cercano in tutti i modi di giustificarsi.

Ad accentuare questo orizzonte c'è anche l'ottimo lavoro di sintesi visiva del regista Khalid Fahad, in particolare il notevole uso del montaggio e il senso per la costruzione delle inquadrature, capaci di trasmettere immagini forti ed evocative che racchiudono il senso di ciò che si sta raccontando. Il risultato è una narrazione serrata che non cerca il sensazionalismo della tragedia né la retorica di un messaggio da veicolare. Al contrario, in Dalle ceneri ogni colpo di scena o rivelazione improvvisa sposta continuamente il punto di vista e rende sempre più ambigua e stratificata la storia.

Tutti gli elementi e gli spunti di riflessione del film sono infatti sempre in secondo piano rispetto all'obiettivo di delineare un thriller ben congeniato ed efficace. E non solo: quello che da Dalle ceneri emerge è diverso da quello che ci si potrebbe attendere. Il contesto al centro delle vicende è un microcosmo tutto al femminile che si autofagocita, di cui certi atteggiamenti (la competitività, l'invito alla perfezione, l' asservimento all'autorità) se sono figli del patriarcato o della società araba, lo sono solo implicitamente. A Fahad interessa raccontare, più che le disparità di genere, l'effetto delle imposizione dei genitori sui figli, i lati positivi ma anche quelli negativi della trasgressione, la pervasività del potere. Nessun personaggio esce indenne alla fine di Dalle ceneri, nemmeno quelli per cui inizialmente il regista invitava a parteggiare. E così, per tutti gli spettatori che per l'intero film avevano fatto il tifo per loro, il finale sarà tutt'altro che confortante.

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