Dall'alto di una fredda torre, la recensione
Tutto quello che meno si sopporta del cinema italiano frena Dall'alto di una fredda torre, film con buoni dialoghi e ottimi attori
La recensione di Dall'alto di una fredda torre, il film con Edoardo Pesce e Anna Bonaiuto in uscita il 13 giugno
È la storia di due figli adulti e irrisolti, fratello e sorella, a cui viene comunicato che lo strano male che ha colpito i loro genitori contemporaneamente è mortale. Per salvarli occorre un trapianto di midollo, e occorre così in fretta che devono donare loro due, non c’è tempo per cercare altri donatori. Purtroppo uno dei due, fatti gli esami, non può fare da donatore e l’altra non può donare per due, solo per uno. Devono decidere quindi quale genitore salvare e quale lasciare morire.
È un peccato perché invece, quando il film assolve all’incombenza di mandare avanti la storia, trova scene ottimamente dialogate e fa funzionare (a tratti) i suoi ottimi attori. Specialmente nelle molte scene a tavola è in grado di spiegare con efficacia i rapporti dei figli con i genitori e fare in modo che anche noi teniamo a entrambi, rendendoci partecipi della difficoltà della scelta. È proprio un film in cui la scansione della narrazione è ben organizzata. Lo si capisce definitivamente quando, nel momento in cui sembra stare esaurendo la forza propulsiva dello spunto, entra in gioco il medico che ha annunciato ai due protagonisti il problema. Poteva sembrare poco più di una comparsa, uno spettatore della vicenda, e invece diventa parte attiva. Addirittura con poche fuoriuscite nella sua vita privata siamo anche in grado di intuire le ragioni delle sue prese di posizione. La sua presenza introduce molta complessità in un ragionamento che rischia di rimanere semplice e apre a tutte altre domande non più solo etiche ma proprio umane.